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1307 – Fine della (mia) illusione

Hai l’UdC sul gozzo, lo so. Perché non la tratti subito, così ti togli il pensiero?

Ho finalmente sentito Bersani parlare di coppie gay in TV, non ricordo più dove.

Ciao

Irma

 

 

 

San Martino in Rio, 18 febbraio 2013, beato Giovanni da Fiesole (beato Angelico)

 

Cara Irma,

sì, qualcosa si è sbloccato rispetto al libretto del PD che occultava il riconoscimento dei conviventi gay.

Qualche accenno in TV, poi Bersani che va alla convention romana organizzata da Arcigay a dire che farà subito la legge anti-omofobia (cioè anti-nulla) ed entro un anno quella sulle unioni civili fra persone dello stesso sesso.

Presente alla convention tutto il gruppo omosessualista: PD, SEL, Rivoluzione Civile e Movimento 5 Stelle (di cui non ho ancora parlato), che divergono su varie cose ma non sul sostegno alla lobby gay, lobby gay che gentilmente ricambia il sostegno.

E poi è arrivato il depliant dal PD Emilia Romagna. Questo non è mica gestito dal timoroso Bersani. Questo è gestito da Stefano Bonaccini: testa rapata, mani in tasca, faccia da duro. Lui non ha mica paura di sparare il “riconoscimento giuridico delle coppie omosessuali” che venivano occultate nel volantino.

Poi giri pagina e vedi Vanna Iori e Beppe Pagani. Mondo cattolico. Cosa c’entra il mondo cattolico col riconoscimento dei conviventi gay?

Comunque tienilo in mente, Beppe Pagani: a seguito del riconoscimento delle convivenze omosex di cui tu sarai corresponsabile, le associazioni gay entreranno nelle scuole a “educare” mio nipote e i nipoti dei miei amici. In quel momento ti penserò molto.

Perché me la prendo con Beppe Pagani e non con Vanna Iori? Perché Vanna Iori non so neanche chi sia, mentre Beppe Pagani sta nella lista delle preghiere e spero sempre in una sua svolta.

Adesso UdC.

 

Fine della mia illusione

Confesso di essermi illuso. E chiunque può andare su www.carairma.it a leggere il livello della mia delusione rispetto alle attese.

Ho creduto che, col lavoro della base, l’UdC potesse diventare il partito difensore dei princìpi non negoziabili, della legge naturale universale.

Ci ho creduto così tanto che avevo anche scritto un ipotetico discorso di Casini (lo mandai anche a qualche blog, dove i capi politici UdC facevano finta di dialogare con gli elettori) che suonava così (1).

“Sì, sono divorziato e sto con un’altra donna, sono un adultero. Nel mio partito c’è anche un parlamentare che ha fatto una sporca notte con una prostituta. Forse ce ne sono altri che fanno feste e festini poco raccomandabili. Ci saranno anche ladri, trafficoni e quant’altro. Tutto questo dice una sola cosa: siamo cattolici e siamo peccatori. Il mondo si divide in due gruppi: peccatori consapevoli e peccatori inconsapevoli. Noi siamo peccatori consapevoli.

Ma il mondo si divide anche in altre due gruppi:

- quelli che credono alla legge naturale universale, luogo d’incontro per i cattolici e per gli uomini di buona volontà;

- e quelli che non ci credono.

Noi crediamo alla legge naturale universale. E solo chi crede alla legge naturale universale può sperare di realizzare il bene comune. Gli altri possono produrre una cosa sola: morte. Morte dei bambini nel seno materno, morte degli embrioni con la fecondazione artificiale, morte dei malati e dei vecchi con l’eutanasia, morte della famiglia col divorzio e le convivenze istituzionalizzate, morte con la liberalizzazione delle droghe.

L’UDC promette che difenderà quello che resta della legge naturale universale. Non la tradirà e, quando si presenterà l’occasione, proverà a rabberciare le violazioni già avvenute.”

Il mio livello di illusione era arrivata a questo livello. Figurati a che livello è la mia delusione.

Sentire che anche Buttiglione, non solo Casini, rinvia i temi etici al Parlamento che si formerà dopo le elezioni, tagliando quindi fuori gli elettori, è una cosa rivoltante.

Ma in questi anni il fastidio più grosso è l’aver captato che la base non conta nulla: c’è uno scollamento completo tra il leader e chi lavora a livello locale.

Però effettivamente nel 2008 il sogno era possibile: l’UdC era stata tagliata fuori dal centro-destra e, mentre una forza tipo l’Arcobaleno (che partiva da una percentuale del 10,22%) era svanita dal Parlamento, l’UdC (che partiva da 6,76%) si era salvata.

Secondo me Casini doveva fare un pellegrinaggio in ginocchio al santuario di San Luca, dopo una fortuna simile: non era stato stritolato dal “voto inutile”. E da lì poteva anche meditare che quei voti erano una missione: potevano attrarre i cattolici fedeli al Papa in cerca di una casa.

Non è stato così, fine di un’illusione. Questo però non mi esime dal trattare l’UdC come tutti gli altri. Posta però la frase di Buttiglione, immagino che troverò poche indicazioni etiche sul loro programma.

Ah, dimenticavo il punto più basso della legislatura UdC: l’intervento alla Camera pro guerra di Libia.

L’Italia ripudia la guerra, la guerra l’aveva fatta la maggioranza, quale migliore occasione per fare una bella figura cattolica senza perdere nulla dal punto di vista politico? Sono andato a riascoltare il discorso e, nella pena per la pochezza, ho ascoltato una chicca che non ricordavo.

“La rivoluzione di Bengasi ha qualcosa dell’integralismo islamico? Vedete bandiere degli USA o di Israele bruciate?”. Non gli è nemmeno venuto il dubbio che le bandiere bruciate non c’erano semplicemente perché la rivolta era stata organizzata dall’esterno, secondo canoni mediatici.

Chissà cosa pensa Casini dopo l’uccisione dell’ambasciatore Stevens da parte di integralisti islamici, uccisione creata dal caos libico che anche lui, Casini, ha contribuito a creare.

 

Sono un po’ triste, lasciami divagare

Cara Irma, adesso divago.

Tu pensi che, se un cattolico viene colpito su una guancia, deve porgere l’altra?

Molti lo pensano, vista la frase così netta di Gesù. Ma non è così. Passo la parola a Josef Pieper (1904-1997 per molti anni professore di filosofia all’Università di Münster, uno dei più importanti interpreti della filosofia classica e neoscolastica) e, attraverso di lui, a San Tommaso.

[…] l’immagine degli «agnelli tra i lupi» si riferisce particolarmente ad un campo nascosto e profondo dell’esistenza cristiana sulla terra, che si basa invero, quale reale possibilità, su tutti i conflitti concreti e li definisce intimamente e li colora tutti. Essa viene però in luce quale realtà completa e nuda, soltanto nel caso estremo. Tale caso estremo esige allora senza dubbio da ogni cristiano la realizzazione pura e schietta di quella immagine.

Sulla terra però, al disopra, per così dire, di questa profondità vi è il vasto campo dell’attivo rivolgersi al mondo per lavorarvi, e della combattiva realizzazione del bene contro le resistenze della stupidità, dell’accecamento e della cattiveria.

Cristo stesso la cui agonia mortale, dicono i Padri della Chiesa, fa crescere nei martiri la forza per la testimonianza del sangue, e la cui vita terrena fu tutta informata alla disposizione alla morte espiatoria, verso la quale Egli è andato «come un agnello al macello», Cristo ha cacciato dal tempio i mercanti vibrando la frusta; e quando il Pazientissimo davanti al Sommo Sacerdote fu percosso sul viso da un servo, Egli non gli ha «mostrato l’altra guancia» ma ha replicato: «Se ho parlato male dimostrami il mio torto; ma se ho parlato giustamente perché mi percuoti?» (Gv 18,23).

Tommaso d’Aquino ha richiamato l’attenzione, nel suo commento al Vangelo di san Giovanni, all’apparente contraddizione tra questa scena (e la successiva, presa dagli Atti degli Apostoli) e l’insegnamento del discorso della montagna: «lo vi dico, non opponetevi al malvagio; se uno ti percuote la guancia destra, offrigli l’altra» (Mt 5,39). Una interpretazione «passivistica» non può sciogliere in realtà questa contraddizione.

Tommaso spiega inoltre conformemente ad Agostino: «La Santa Scrittura si deve intendere secondo quanto Cristo stesso e i Santi hanno praticamente realizzato. Cristo però non ha offerto l’altra guancia a quel tale; e così pure Paolo. Dunque una spiegazione letterale interpreta erroneamente l’insegnamento del discorso della montagna.

Questo insegnamento vuol parlare piuttosto della prontezza dell’anima a sopportare qualche cosa di simile o di più duro, se è necessario, senza alcuna sconvolgente amarezza per l’aggressore. A ciò si è conformato il Signore stesso, abbandonando il suo corpo al supplizio. Quella risposta del Signore è stata dunque utile per la nostra istruzione».

Similmente l’Apostolo Paolo, quando davanti al Sinedrio, a causa del suo franco parlare, «fu percosso sulla bocca» dai presenti, su comando del Sommo Sacerdote, non ha resistito semplicemente tacendo, sebbene egli vivesse tutto dato al martirio, ma ha risposto al Sommo Sacerdote: «Dio colpirà te, parete intonacata! Tu siedi qui per indirizzarmi verso la legge e contro la legge mi fai picchiare» (At 23,2 s.).

Esser disposti a cadere, nel caso estremo, resistendo pazientemente per la realizzazione del bene, non esclude l’impegno combattivo e l’assalto. Da questa disposizione, l’attività del cristiano nel mondo riceve quella superiorità e libertà che sono definitivamente negate ad ogni convulso attivismo. […] (Josef Pieper – La fortezza – ed. Morcelliana / Massimo)

Interessante questo brano. Ci ricorda che sono i fatti a gettare luce sulle parole, e non viceversa. Quando lessi questo brano, mi venne in mente un testo di lettura delle elementari. Te lo racconto come lo ricordo.

Una suora andava alla questua di cibo per il loro ospedale. Passava anche da un macellaio e gli chiedeva se aveva un po’ di carne da brodo per i malati poveri. Il macellaio dava, e sbuffava. Poi dava sempre meno e sbuffava sempre di più.

Una volta, di fronte alla suorina che faceva la sua richiesta, il macellaio arrivò a sbottare: “Adesso basta! Il convento è ricco, se la compri la carne!”. E le diede uno schiaffo.

Momento di silenzio. Poi la vocina riparte. “Lo schiaffo era per me. Adesso mi dia la carne per i poveri.”. Ebbe la carne e probabilmente rivoltò l’animo del macellaio.

Ecco, in quel momento di silenzio era avvenuto tutto: la suora aveva preso lo schiaffo, lo aveva crocifisso in se stessa, ed era pronta a ricevere ciò che le sarebbe arrivato dopo: un nuovo schiaffo o la carne, non importa. Ma non aveva rinunciato a ripetere la sua richiesta. “Prontezza dell’anima a sopportare qualche cosa di simile o di più duro, se è necessario, senza alcuna sconvolgente amarezza per l’aggressore”, come scrive Pieper.

Ma, ripeto, è solo una divagazione serale per riprendermi dall’amarezza.

Divagazione che mi serve però per fissare il punto chiave: sono i fatti a gettar luce sulle parole.

Perché te lo dico?

Perché adesso tocca alla coalizione di Monti. E Monti, come tutti i partiti, ci dirà delle parole. Ma ha avuto 15 mesi a disposizioni per mostrarci dei fatti.

I fatti daranno luce alle sue parole.

 

Scelta civica con Monti per l’Italia

Alla Camera si presentano i tre simboli: Scelta civica (Monti) + UdC (Casini) + FLI (Fini). Al Senato c’è solo il simbolo di Monti.

Per quel che valgono i sondaggi, la coalizione potrebbe valere il 12%: a spanne 8% a Monti, 3% a Casini, 1% a Fini. E’ già una fortuna che Fini e la sua compagine laicista (2) siano insignificanti nella coalizione, così li mettiamo come entità trascurabile e passiamo oltre.

Cerco il programma di Casini e faccio un po’ fatica: non ho trovato l’accesso direttamente dal suo sito, lo trovo attraverso Google. Comunque perdevo poco, sono 9 punti stile spot.

Famiglia – La famiglia è il pilastro fondamentale della società, ma oggi è abbandonata a se stessa. Sosteniamola in concreto, rivoluzioniamo il fisco con il quoziente familiare: chi ha più figli deve pagare meno tasse.

Vita – L’eutanasia minaccia il bene più prezioso che abbiamo, la vita. Chi soffre perché gravemente malato o chi non ha i mezzi per sostenersi non può essere lasciato solo a decidere se vivere o morire. Uno Stato che rinuncia a stare vicino a chi è in difficoltà è uno Stato che rinuncia al suo futuro.

Eccetera con altre robette, Niente altro di etico, nessun accenno alla scuola paritaria, citata invece nel 2008.

Ma del resto cosa conta il programma di Casini? Quello che conta è l’Agenda Monti.

Quella è corposa, 25 pagine.

 

Leggerla tutta?

Leggere tutta l’Agenda Monti? E per che mai? La archivio perché tutto può servire. Ma partiamo prima dai fatti del governo Monti. Ne ricordo alcuni.

Ministro Fornero, 31 gennaio 2012

ELSA FORNERO, Ministro del lavoro e delle politiche sociali. […] Ringrazio tutti gli interventi che hanno riconosciuto valore alla mia relazione e hanno riconosciuto che essa si pone non in una logica di discontinuità, ma di valorizzazione di ciò che è già stato fatto. D’altronde io credo che non sia il caso di smentire un dato che tutti abbiamo sotto gli occhi sempre, vale a dire il grave ritardo culturale e di apertura mentale che il nostro Paese presenta in termini di pari opportunità. Non mi riferisco soltanto – mi scuso con l’onorevole Concia per non averlo citato espressamente nel mio intervento – a pari opportunità in termini di genere, ma ribadisco con convinzione che le pari opportunità devono essere garantite nell’accesso ai diritti da parte delle diversità, che sono tante e che non possono essere motivo, causa, oggetto di discriminazione.

È ovvio che rispetto a questo tema, che comprende le discriminazioni nei confronti degli omosessuali e dei transgender, il mio impegno è pieno. Il tema è quello dei diritti. I diritti sono importanti e le diversità non possono essere oggetto di discriminazioni. L’impegno contro le discriminazioni e contro ciò che le fa sorgere, persino nei bambini, deve essere massimo. Non può appartenere soltanto al ministro e al ministero, ma deve essere una questione che si diffonde nel Paese ed entra a far parte di ciò che i bambini imparano da piccoli. Deve essere appreso che la diversità è un valore e non un ostacolo. Cercherò la collaborazione del Ministro Profumo, con cui ho già avuto contatti informali, perché i semi si gettano soprattutto tra i bambini nelle scuole.

Eccoli qua i “semini” gay pronti per i bambini delle scuole. E il contatto col ministro Profumo non era un modo di dire. Eccoci al 10 maggio 2012, circolare del Ministero dell’Istruzione per la giornata contro l’omofobia.

MIUR – 10/05/2012 PROT.AOODGAI/7974

Oggetto: 17 maggio – Giornata internazionale contro l’omofobia […]

L’Unione Europea ha indetto per il 17 maggio di ogni anno la Giornata internazionale contro l’omofobia (risoluzione del Parlamento Europeo del 26 aprile del 2007) ossia contro ogni forma di atteggiamenti pregiudiziali basati sull’orientamento sessuale.

La giornata rispecchia i principi costitutivi sia dell’Unione Europea sia della Costituzione italiana: il rispetto dei diritti umani e delle libertà fondamentali, l’uguaglianza fra tutti i cittadini e la non discriminazione. Sono le condizioni che consentono alla società di promuovere l’inclusione di tutti e di ciascuno e di battersi contro ogni offesa alle persone.

La scuola si cimenta ogni giorno con la costruzione di una comunità inclusiva che riconosce le diversità di ciascuno. E’, infatti -ad un tempo -la prima comunità formativa dei futuri cittadini e un luogo importantissimo per la crescita e la costruzione dell’identità di ciascuna persona. Cosi, le scuole favoriscono la costruzione dell’identità sociale e personale da parte dei bambini e dei ragazzi, il che comporta anche la scoperta del proprio orientamento sessuale. Il loro ruolo nell’accompagnare e sostenere queste fasi non sempre facili della crescita risulta decisivo, anche grazie alla capacità di interagire positivamente con le famiglie.

Le scuole, nello svolgere tale prezioso lavoro educativo ogni giorno, contrastano ogni forma di discriminazione, compresa l’omofobia. Il Ministero dell’Istruzione, dell’Università e della Ricerca intende supportare il lavoro dei docenti impegnati quotidianamente nella formazione dei propri alunni sulle problematiche relative a tutte le tipologie di discriminazione, in particolare, attraverso strumenti informativi presenti sul sito www.smontailbullo.it e assicurando un primo supporto a tutti i ragazzi, i docenti e le famiglie attraverso il numero verde 800.669.696 che fornisce informazioni utili allo svolgimento dei compiti educativi e una prima assistenza in caso di segnalazioni di episodi di discriminazione.

Si coglie l’occasione della Giornata del 17 maggio per invitare le scuole che abbiano già realizzato progetti o iniziative sul tema delle discriminazioni omofobiche, anche in collaborazione con Associazioni ed Enti del territorio, a darne comunicazione all’indirizzo email info@smontailbullo.it. Iniziative e progetti segnalati dalle scuole saranno successivamente pubblicati in un apposito spazio del sito www.smontailbullo.it dedicato alle “buone pratiche” che servirà a una riflessione corale delle scuole, anche nella prospettiva del confronto europeo du questi temi.

Sicuri del Vostro impegno e della Vostra preziosa collaborazione.

Il Direttore Generale – Marcello Limina

Perfetto. Educare il pupo alla scoperta del proprio orientamento sessuale, sicuri dell’impegno e collaborazione dei dipendenti (che, semmai, potrebbero avere idee diverse: o per il dipendente vale il credere, obbedire, combattere di antica memoria?).

Lo strumento indicato è www.smontailbullo.it dove la gestione della sezione omofobia, con tutta la sua bibliografia omosessualista, è affidata a UNAR e AGEDO (l’AGEDO è l’associazione genitori di omosessuali, sempre sulla linea Arcigay). Un servizio pubblico pagato da tutti, messo al servizio di una ideologia privata. Le “pari opportunità” (ad esempio quella molto semplice di linkare qualche gruppo alternativo, tipo i genitori di AGAPO) non vengono minimamente prese in considerazione.

Ma cambiamo argomento: Intervento del Presidente del Consiglio Monti in Senato – Commissione Industria – 27 Febbraio 2012; Monti dimostra tutta la sua ignoranza in materia: tentando di chiarire l’IMU alle scuole, guasta la parità scolastica. Ma qui mi basta citare un articolo della Lista Civica l’Alternativa.

Per chiarire l’IMU si annebbia la parità

Inizialmente credevamo fosse colpa di qualche giornalista approssimativo. Poi siamo andati sul sito del Senato e c’è scritto proprio così.

Fermo restando che la definizione dettagliata degli aspetti più particolari è demandata ad un successivo decreto del Ministro dell’economia e delle finanze, appare del tutto ragionevole considerare strettamente necessari [per l’esenzione IMU, NdR] i seguenti parametri:

1) l’attività paritaria rispetto a quella statale è valutata positivamente se il servizio effettivamente prestato è assimilabile a quello pubblico, sotto il profilo dei programmi di studio e della rilevanza sociale, dell’accoglienza di alunni con disabilità, dell’applicazione della contrattazione collettiva del personale docente e non docente;

2) il servizio sia aperto a tutti i cittadini alle stesse condizioni, nonché le modalità di eventuale selezione all’ingresso ovvero successiva esclusione, correlata al rendimento scolastico, siano articolate secondo norme non discriminatorie;

Con queste frasi Mario Monti ha messo la toppa di chiarimento per la vicenda IMU-Scuole. Non c’è da stare tranquilli: il chiarimento calma le acque, ma sarà il “successivo decreto” a definire i dettagli. E inoltre, messa la toppa IMU, si apre lo squarcio “parità scolastica”.

“L’attività paritaria rispetto a quella statale è valutata positivamente se il servizio effettivamente prestato è assimilabile a quello pubblico”. Scherza, Presidente? La Legge 62/2000 afferma che le paritarie SVOLGONO servizio pubblico. Non “presunto servizio pubblico” o “assimilabile a quello pubblico”. I parametri che Monti elenca per l’esenzione IMU sono semplicemente i parametri della parità. Se la scuola è paritaria, significa che li soddisfa. Altrimenti toglietele la parità.

“Le scuole paritarie con patrimonio negativo o con utili di bilancio reinvestiti nella scuola sono esenti IMU”. Questo era il chiarimento atteso: ci voleva tanto?

Quindi, anche se Avvenire esultava, non c’era davvero da stare tranquilli. E in effetti, quando arriva il chiarimento vero, a fine 2012 è un disastro. 24 novembre 2012, ricopio da Avvenire.

Diverso il caso delle attività didattiche. Per le scuole, infatti, è previsto anzitutto che siano paritarie, non vi siano discriminazioni in fase di accettazione degli alunni, vengano accolti i portatori di handicap, le strutture siano adeguate e il personale docente e non docente sia contrattualizzato. Inoltre, «l’attività è svolta a titolo gratuito, ovvero dietro versamento di corrispettivi di importo simbolico e tali da coprire solamente una frazione del costo effettivo del servizio, tenuto anche conto dell’assenza di relazione con lo stesso».

Si tratta del punto certamente più delicato del regolamento, perché gli istituti paritari già oggi non arrivano sempre a coprire i costi d’esercizio con le rette. E se quest’ultime dovessero essere pari a zero o meramente simboliche per continuare a godere dell’esenzione Imu, la loro sopravvivenza sarebbe a rischio. C’è da osservare, però, che l’aggettivo «simbolico» (che recepisce un’indicazione del diritto europeo) va correlato alla coordinata «e tali da coprire solamente una frazione del costo effettivo». Quale frazione, fino a quale entità? Questo resta da chiarire.

Anche il giornalista di Avvenire capisce poco di bilanci scolastici, se dice che a retta zero o simbolica la sopravvivenza sarebbe “a rischio”: la chiusura sarebbe certa, le rette coprono più del 60% delle spese.

Il chiarificatore Monti ancora non ce la fa a chiarire. Dopo 9 mesi di pensamenti, la frase banale “le scuole paritarie sono esenti IMU” non gli viene in mente.

In compenso il 13 dicembre 2012 ci fa il regalo di Santa Lucia. La nostra scuola materna passa da un contributo di 57.816,00 per il 2010-2011 a un contributo di 46.431,81 definitivo per il 2012-2013: 11.384,19 di taglio che ci portano da un bilancio in pareggio a un bilancio dissestato.

Ricordo di passaggio la manovra “Cresci Italia” con la folle possibilità di apertura 7 giorni su 7 tutto l’anno. Prendo dal primo giornale che mi viene davanti, Il Piccolo di Trieste.

16 aprile 2012 pagina 2

AQUILEIA Le festività, tanto più se religiose, devono essere rispettate. Il cardinale Angelo Bagnasco interviene sul decreto liberalizzazioni del governo Monti che, come noto, consente agli esercizi commerciali di lavorare anche nei giorni festivi, incluse le domeniche. «La domenica è il giorno del Signore per i cristiani ma anche il giorno di riposo che ferma quel ritmo intenso del lavoro che deve essere spezzato». Una constatazione, quella del presidente della Cei, che non ha solo una connotazione confessionale, religiosa. «Il riposo domenicale – ha proseguito – è un tonificante soprattutto per l’unità delle famiglie che devono trovarsi insieme per riprendere i rapporti in modo più disteso. E anche per solidificare il tessuto della famiglia e quindi – ha concluso – della società». Una linea che la Chiesa ha sempre ribadito e che il cardinale ha voluto ripetere ieri. Così anche il Patriarca di Venezia Francesco Moraglia. Ancora più netto il suo commento: «Le aperture domenicali degli esercizi commerciali – ha evidenziato – possono portare a un eccesso di individualismo che non giova nemmeno alla comunità laica». Per il cristiano «la domenica è il giorno del Signore», un aspetto questo «che entra in una dinamica di fede e antropologica. L’uomo è un essere creato – ha riflettuto Moraglia – ha i suoi ritmi, i suoi bisogni di riposo e di lavoro. Credo che non reperire più questa necessità, anche da un punto di vista laico, cioè di un momento comune di riposo, voglia dire non pensare in termini di socialità di interesse generale, ma cadere in una forma di individualismo. Oggi per l’apertura del negozio – ha rilevato il Patriarca – domani su altre forme di individualismo. Ci sono i tempi e ritmi del lavoro, ci sono i tempi e ritmi del riposo, ci sono i tempi e i ritmi dell’incontro sociale. Siamo perplessi di fronte a una politica che punta all’individualismo. In fin dei conti il tempo libero, il riposo e il lavoro – ha concluso il presule – ci uniscono e ci dovrebbero unire a di là di quelle che sono le frammentazioni culturali o le diversità ideali di vita».

Ce ne sarebbe già a sufficienza per cancellarlo dalla lista, ma devo proseguire.

 

Il Fiscal Compact

Il pareggio di bilancio obbligatorio per legge, e infilato addirittura all’art.81 della Costituzione, è il punto più nero del governo Monti.

Ed è stato in fondo l’ultimo rigurgito di sovranità e di civiltà del Parlamento moribondo.

Solo la Lega annunciò il voto contrario il 19 luglio 2012, ma quando si andò alla conta si trovarono: 360 sì, 65 no, 65 astenuti, 103 assenti, 27 in missione. Sul MES (Meccanismo Europeo di Stabilità) ancora meno voti: 325 sì, 53 no, 36 astenuti, 188 assenti, 26 in missione.

Nel MES non entro, ti segnalerò qualche video interessante su Youtube. Mi basta il Fiscal Compact.

Io avevo usato un’immagine che mi sembrava bella: “Adottare il Fiscal Compact è come suturare una ferita lasciando il marcio dentro, e senza antibiotici”.

Molto più bella l’immagine degli economisti Becchetti & Marini su Avvenire: il Fiscal Compact è una cambiale in bianco data in mano agli speculatori.

Perché? Perché dentro a questo bilancio di cui dobbiamo garantire il pareggio c’è una variabile che è fuori dal nostro controllo: gli interessi passivi.

Ti risuona all’orecchio il secondo pilastro?

E’ la prima volta nella storia d’Italia in cui si decreta per legge che occorre togliere soldi ai poveri per darli ai ricchi. Gli interessi passivi non sono più una dura realtà contro cui combattere, ma diventano l’unico obbligo da rispettare: da fuori ti presenteranno la “bolletta” degli interessi passivi e tu pagherai, tagliando e tassando, perché hai garantito il pareggio.

Probabilmente era questo lo scopo essenziale per cui hanno messo Mario Monti a capo del governo; Tremonti avrebbe combattuto contro il Fiscal Compact, e il NO della Lega lo conferma.

Non posso che chiudere con le parole di Becchetti & Marini nel finale dell’articolo su Avvenire: “Continuare testardamente con politiche rigoriste assurde e prive di ogni fondamento teorico ed empirico sarebbe un errore letteralmente devastante”.

Leggi bene: assurde e prive di ogni fondamento teorico ed empirico.

In pratica Monti doveva già sapere come professore (teorico) che la sua ricetta non può funzionare. Ma se testardamente voleva insistere con le sue politiche rigoriste, dove almeno osservare i risultati (empirico).

Cambia idea Monti nella sua agenda? Ma neanche per sogno: insiste.

a. Attuare in modo rigoroso a partire dal 2013 il principio (di cui al nuovo articolo 81 della nostra Costituzione) del pareggio di bilancio strutturale , cioè al netto degli effetti del ciclo economico sul bilancio stesso

b. ridurre lo stock del debito pubblico a un ritmo sostenuto e sufficiente in relazione agli obiettivi concordati (tenuto conto del fatto che, realizzato il pareggio di bilancio e in presenza di un tasso anche modesto di crescita, l’obiettivo di riduzione dello stock del debito sarebbe già automaticamente rispettato);

c. ridurre a partire dal 2015, lo stock del debito pubblico in misura pari a un ventesimo ogni anno, fino al raggiungimento dell’obiettivo del 60% del prodotto interno lordo;

d. proseguire le operazioni di valorizzazione/dismissione del patrimonio pubblico, in funzione della riduzione dello stock del debito pubblico (ogni provento deve essere integralmente destinato a questo scopo).

Quindi

a. Cambiale in bianco in mano agli speculatori.

b. Bugia. Col pareggio di bilancio stabilizzi il patrimonio dello Stato, ma non è detto che all’interno del patrimonio la parte “debito” si stabilizzi. Il bilancio 2011, con 78 miliardi di utile, divenuti 5 miliardi di utile detratti gli interessi passivi, ha visto un aumento delle passività finanziarie, pur avendo avuto un miglioramento globale del patrimonio dello Stato. Gli interessi passivi giocano su 3 variabili, non su 2: entità del debito, tasso e tempo. Se anche riuscissi a controllare il tasso, ci pensa il tempo a fregarti. Nei momenti di crisi allo Stato entrano meno soldi, ma entrano anche più lentamente.

c. Dal 2015 quel ventesimo che toglierà sarà tolto al risparmio delle famiglie, attraverso la solita metodologia dei tagli. I grandi capitali autoalimentati ovviamente non ne soffriranno.

d. Stiamo subendo una crisi causata dal sistema bancario e Monti la risolve svendendo l’Italia.

Più avanti spiega che ridurrà gli interessi passivi riducendo lo spread. Ma sotto Tremonti lo spread praticamente non esisteva, finché non l’hanno usato i cosiddetti “mercati” per abbattere il governo: eppure gli interessi e il debito non calavano.

Ricordati.

C’è un metodo matematico all’interno dell’emissione del denaro che consente di drenare permanentemente soldi dal lavoro per riversarli al capitale autoalimentato. O si spezza questo meccanismo, o non ci saltiamo fuori.

Monti è il sacerdote tutore del meccanismo.

Bocciato su tutti i fronti: ha consentito il pensiero omosessualista, ha colpito la domenica, ha rovinato le scuole paritarie, è incapace di dare un chiarimento sull’IMU, ha messo in crisi il concetto di parità, ha fatto approvare e difende a spada tratta il fiscal compact.

E come vedi trascuro esodati, disoccupazione, induzione della crisi e tutte le marachelle varie di tagli niente affatto mirati.

A proposito. L’Agenda dice che Spending review non vuol dire solo “meno spesa”, ma “migliore spesa”. Ottimo. Ma come mai allora le scuole paritarie che costano la metà di quelle di Stato e al bilancio dello Stato costano un settimo, vengono vessate? Non dovrebbero essere premiate?

C’è da chiedersi da cosa nasca questa attrattiva per Monti all’interno di settori della Chiesa. Boh? Sul fronte dei princìpi non negoziabili non ne ha azzeccata una.

Ciao Monti, ciao Casini.

E ciao Irma. Ore 0.30

Giovanni

 

 

 

NOTE

(1) Il brano era all’interno di un testo intitolato “Mele e Bindi” scritto dopo la vicenda dell’UDC Cosimo Mele, colto con cocaina e prostituta in un albergo romano. Il testo non è disponibile su www.carairma.it: lo posso inviare a richiesta a chi ama ricordare.

(2) Fini operò il primo sgarro laicista nel centro destra quando dichiarò di andare a votare nei referendum del 2005 sulla legge 40

(3) XVI LEGISLATURA – COMMISSIONE RIUNITE – (I) AFFARI COSTITUZIONALI E (XI) LAVORO PUBBLICO E PRIVATO – RESOCONTO STENOGRAFICO AUDIZIONE 7. Seduta di Martedì 31 gennaio 2012 http://www.camera.it/_dati/leg16/lavori/stencomm/0111/audiz2/2012/0131/INTERO.pdf (pagina 21)