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1308 – Stare con Putin?

Stavolta mi hai spiazzato. Avevo capito che ti staccavi dall’UdC per la guerra di Libia e perché trascurano i princìpi. Ma pensavo che avresti lasciato Monti come “votabile” visto che di princìpi non se n’è mai occupato e si occupa solo di economia.

Però non mi hai preparata all’evento: non ricordo lettere tue di attacco a Monti, se non all’inizio sulla composizione del governo.

Ho un po’ di altre cose, porta pazienza.

Come mai eri triste (1) ieri sera mentre scrivevi? Ti è successo qualcosa?

E poi il discorso che hai mandato a Casini (2): ma come potevi pensare che accettasse di dichiararsi adultero?

E poi [omissis, risposta personale]

Ciao

Irma

 

 

 

San Martino in Rio, 19 febbraio 2013, San Mansueto di Milano

 

Cara Irma,

ero triste proprio per il fatto che stavo scrivendo.

Se ci pensi, quel testo è un po’ come le mie dimissioni. Non dal partito dell’UdC al quale non ero iscritto, ma da “appoggio collaterale formativo – culturale” (definiscimi come vuoi). Un po’ di tristezza c’è certamente.

L’ipotetico discorso di Casini lo scrissi il 3 agosto 2007, dopo il caso di Cosimo Mele. Ti ricordi la campagna elettorale 2006? Molta parte del dibattito si giocò sul fatto che il centro destra parlava di famiglia ma aveva tre leader (Berlusconi, Fini, Casini) divorziati e risposati. Invece l’Unione presentava il bravo sposo Prodi. Una confusione tremenda tra peccati personali (che in politica non contano nulla, visto che gli uomini sono tutti peccatori) e violazioni della legge naturale (lo Stato che sdogana il peccato presso i suoi cittadini come “cosa buona e tutelata”).

Il discorso proposto a Casini serviva a prendere il toro per le corna: “sono divorziato e risposato, e quindi adultero secondo le parole di Gesù. Ma questo non c’entra con la politica. In politica la bontà si misura sull’adesione o sul rifiuto della legge naturale universale”. Questa era la sintesi dell’argomentazione.

Su Monti ho scritto delle lettere di contestazione, ma, poiché parlavano di economia e finanza, si manifestavano due tipi di reazione in molti lettori:

- o dicevano “economia e finanza, non ne capisco niente, lascio perdere”

- oppure dicevano “parlando di economia e finanza le cose scritte sono per forza delle opinioni e non c’entrano coi princìpi non negoziabili”.

Ripeto che non è così: il secondo principio non negoziabile (la proprietà privata) è violato e va riparato. Cresce la proprietà privata di chi ha molto e non ha bisogno del lavoro, viene erosa la proprietà privata di chi vive o vorrebbe vivere di lavoro. Il tutto tramite la matematica e non con l’ideologia.

Monti ha lavorato costantemente per l’erosione del pilastro, tutelando sempre gli interessi passivi e colpendo sempre i lavoratori con tagli e imposte.

Monti non poteva essere “votabile”. Il suo problema infatti era questo: “contra facta nihil valent argumenta”.

- E’ possibile che Monti tagli i fondi alle scuole? Certo, l’ha già fatto

- E’ possibile che Monti sdogani le questioni gay? Certo, l’ha già fatto

- E’ possibile che Monti metta in discussione la legge sulla parità? Certo, l’ha già fatto

- E’ possibile che Monti metta l’IMU sulle scuole? Certo, l’ha già (quasi) fatto

- E’ possibile che Monti consegni l’Italia ad accaparratori e speculatori? Certo, l’ha già fatto.

(Dicono che il Fiscal Compact l’avrebbe realizzato anche Tremonti. Certo, ma l’avrebbe abbinato a un altro provvedimento di cui parlerò poi.)

Nell’Agenda Monti non c’è il riferimento all’omofobia.

E’ possibile che Monti faccia ugualmente una legge sull’omofobia? E perché no, aveva messo in lista Alessio De Giorgi (capo di gay.it) e Giuliano Gasparotti, due gay militanti (De Giorgi si è poi dovuto togliere dalla lista, ma comunque Monti l’aveva messo)

Ti riporto l’intervista a Gasparotti, tratta dal sito di Vanity Fair

«Io, gay, con Monti. Nozze gay? Prima la legge contro l’omofobia»

di Gabriella Greison (01/02/2013 10:35)

Se gli chiedete cosa ne pensa Mario Monti del fatto che lui, candidato con Lista Civica, è l’unico gay dichiarato, non si scompone un attimo, e dice: «L’ho intravisto solo una volta a Bergamo: marchiamo separati, per poi colpire uniti». Insomma, tira dritto puntando sulla sua militanza politica dai Ds al Pd, le sue campagne per il riconoscimento delle unioni civili, e la difesa dei diritti delle persone.

Lui, Giuliano Gasparotti, 39 anni, fiorentino e giurista, quarto nella lista per la Camera in Toscana, con buona probabilità di essere eletto, è l’unico omosessuale rimasto in gioco nel gruppo di Monti, dopo che Alessio de Giorgi, direttore di Gay.it, ha ritirato di recente la sua candidatura: «Per l’atroce campagna stampa che gli hanno scagliato contro, diffondendo foto ironiche con drag queen prese da Facebook, e allestendo una macchina del fango senza precedenti».

Ma Monti di recente ha detto che i figli devono crescere solo con una famiglia composta da madre e padre: questa cosa non l’ha scossa?

«La sua era un’osservazione personale, e non ha imposto a nessuno le sue idee. Lui ha una grande apertura, è disposto al confronto con tutti. Di queste parleremo, quando sarò eletto, in Parlamento: è lì che avverrà il dialogo, anche trasversale, con chi porta avanti i diritti delle unioni omosessuali. Dove c’è amore tra due persone, c’è famiglia: naturalmente, è questo invece il mio pensiero personale».

Ma Monti è contrario ai matrimoni gay?

«Monti non ha detto di essere contrario ai matrimoni gay, si è raccontata solo una parte di quel discorso più articolato che aveva fatto. E, comunque, questo non è il primo punto all’ordine del giorno quando inizieremo a lavorare concretamente, prima c’è la legge contro l’omofobia, da spingere a tutti i costi».

Lei ha lasciato il Pd perché poco liberal?

«Sì, stavo con Renzi durante la sua campagna elettorale, e poi me ne sono andato, e come me anche Pietro Ichino, perché il Pd si è chiuso nelle sue posizioni ideologiche, ed è poco aperto alle diverse contaminazioni culturali che gli girano intorno. Invece è necessario trovare soluzioni all’avanguardia e nuove, per crescere. Mentre l’agenda Monti è un’agenda interessante: saremo la testa d’ariete, per difendere i diritti di tutti».

Ma ora è rimasto da solo, visto che De Giorgi si è ritirato?

«Colpendo lui, direttore del sito Gay.it, si è voluto colpire un simbolo ben preciso della nostra società. Il quotidiano Libero aveva titolato: ecco il sobrio candidato di Monti. E la cosa fu montata a dismisura. Ma per fortuna io vado avanti, e Monti ha tanti ragazzi nelle sue liste, con cui faremo grandi cose».

Mi sembra che sia sufficiente per capire cosa succederà: Monti è uno che “lascia fare”, come ha già dimostrato con i ministri Fornero e Profumo.

Stagli lontano.

 

Due parole su Grillo

Due parole su Grillo.

Anche se i sondaggi l’accreditano del 19%, dal nostro punto di vista crea pochi problemi: possiamo definirlo un Ingroia in salsa comica.

Sì, ogni tanto Grillo ha qualche impennata monetarista interessante (ma erano più interessanti quelle che faceva a fine anni ’90 del secolo scorso, quando era più vicino alle posizioni di Giacinto Auriti), ma per il resto non offre nulla a un cattolico.

Il programma è statico, non ci sono state variazioni rispetto alle tornate amministrative. Mettono solo un segno di spunta di fianco alle proposte che si sono realizzate.

Qualcuno dice che il “Movimento 5 Stelle” di Grillo è alternativo al sistema e alla “casta”. Figuriamoci. Di alternativo c’è effettivamente il modo di porgersi del capo – comico. Ma se scarichi il brevissimo programma nazionale del M5S non troverai una sola proposta che abbia qualcosa di davvero alternativo.

I “grillini” sono un gruppo ecologista – tecnocratico – statalista.

Ecologista: questo è ovvio, non sto nemmeno a commentare, il programma è pieno delle cosette ecologiste.

Tecnocratico: vogliono la digitalizzazione di tutto e vogliono la pericolosissima abolizione della stampa su carta (abolizione dei libri di scuola; morte dei giornali, ai quali vogliono togliere i finanziamenti pubblici).

Statalista: non vogliono finanziamenti alle scuole paritarie, secondo i classici princìpi della sinistra statalista estrema. Vogliono anche i “tribunali del popolo” scolastici (valutazione dei docenti universitari da parte degli studenti). Vogliono anche scemenze come l’insegnamento obbligatorio della lingua inglese dall’asilo (asilo nido?)

La loro impostazione fa parte di un filone ben noto a livello internazionale: si dichiarano estranei ai partiti, ma sono perfettamente integrati nel sistema.

Quando poi arrivano al potere o a fare proposte, saltano fuori le solite cose:

- a Parma c’era il quoziente familiare e Pizzarotti l’ha tolto

- a Reggio hanno presentato in consiglio comunale la “Delibera sulle unioni civili” (originali, vero?)

- vanno alla convention Arcigay con Ingroia, PD e SEL.

Ho sentito di tanti cattolici che votano Grillo: il livello di formazione di molti cattolici arriva lì, ossia alle chiacchiere di un comico nelle piazze o su Internet.

Dimenticavo il guru di Grillo.

Casaleggio: Beppe Grillo come Gesù e chi è contro di noi è fuori dal Movimento 5 stelle (Riccardo Spiga Sabato 5 Gennaio 2013)

Com’era la storia? Uno vale uno, democrazia dal basso, niente leader ma solo portavoce. Poi leggi l’intervista di Gianroberto Casaleggio al britannico Guardian, e ti senti un minimo confuso. Non tanto per il paragone decisamente impegnativo tra Beppe Grillo e Gesù Cristo – “anche il suo messaggio divenne un virus” spiega il guru – quanto per le parole molto chiare e molto dure rispetto alla possibilità di dialogo nel Movimento e alla democrazia interna. Dice infatti Casaleggio sui dissidenti, senza giri di parole: “Lo statuto contiene delle regole. Se vogliono cambiare le regole, sono liberi di creare un altro movimento”. Benissimo, ma chi ha scritto le regole, chiede il cronista del Guardian? E lui: “Io e Beppe”.

Quindi, riassumendo: chiunque non sia d’accordo con quanto stabilito da Grillo e Casaleggio – a proposito, lui come si collocherà rispetto al comico? Sarà il padreterno o lo spirito santo? – non può provare a discutere, confrontarsi, trovare nuove maggioranze che consentano di cambiare le norme, deve semplicemente andarsene. Forse il leader occulto (ma mica tanto) del Movimento cinque stelle sarà anche ferrato in storia del cristianesimo, ma  diciamolo: della democrazia non conosce neppure l’abc. Ed è preoccupante.

Ho preso il primo articoletto che mi è venuto davanti, ne puoi trovare migliaia.

C’è Beppe Grillo che si vede e c’è Gianroberto Casaleggio che non si vede.

Chi è Gianroberto Casaleggio? Socio fondatore e presidente della “Casaleggio Associati”.

Che cos’è la Casaleggio Associati? Una società che si occupa di strategie di rete.

E’ una società di peso? Sì. Uno dei soci della Casaleggio, uscito nel settembre 2012, era Enrico Sassoon, vero pezzo grosso.

Ma qui, Irma, ti abbandono alla rete e non proseguo oltre: lì troverai tutto quello che ti serve.

Diciamo che l’impressione del M5S è una democrazia dal basso finta, filtrata dai due boss in alto.

Comunque a noi interessano le idee. E le idee del Movimento sono violatrici dei princìpi non negoziabili.

Via anche Grillo, il cerchio si stringe.

 

Oscar Giannino

Lo so, Oscar Giannino ti è simpatico.

Adesso è un po’ in disgrazia, dopo che il cofondatore di “Fare per fermare il declino” Lugi Zingales se n’è andato perché Giannino avrebbe fornito credenziali false sul suo curriculum di titoli. Robetta, secondo me.

Il problema però è che Giannino è un liberista-libertario. Vuole fermare il declino attraverso una politica ultra liberista che assomiglia molto al programma del Partito Repubblicano (nel quale Giannino si è formato in anni lontani).

Giannino fa parte della Fondazione Italia-USA e dell’Istituto Bruno Leoni. Io non ho niente contro l’Istituto Bruno Leoni, il Circolo Maritain fece anche una conferenza con uno dei fondatori dell’Istituto, Carlo Lottieri “Dottrina sociale della Chiesa, banche e inflazione”: tante cose interessanti a livello di analisi, ma il metodo del liberismo spinto per risolvere i problemi non ha niente di cattolico.

4 Liberalizzare rapidamente i settori ancora non pienamente concorrenziali quali, a titolo di esempio: trasporti, energia, poste, telecomunicazioni, servizi professionali e banche (inclusi gli assetti proprietari). Privatizzare le imprese pubbliche con modalità e obiettivi pro-concorrenziali nei rispettivi settori. Inserire nella Costituzione il principio della concorrenza come metodo di funzionamento del sistema economico, contro privilegi e monopoli d’ogni sorta. Privatizzare la RAI, abolire canone e tetto pubblicitario, eliminare il duopolio imperfetto su cui il settore si regge favorendo la concorrenza. Affidare i servizi pubblici, incluso quello radiotelevisivo, tramite gara fra imprese concorrenti.

In un incontro pubblico è stato chiesto a uno dei candidati se vogliono finalmente liberalizzare anche la scuola: no, la scuola no.

Poi Giannino ha fatto, come quasi tutti, il suo scivolone su questioni gay.

Giannino, adozioni gay: «Tuteliamo i bambini, ma non sono contrario. Amore ai figli anche in un’altra famiglia» Febbraio 15, 2013 Redazione www.tempi.it

Oscar Giannino, intervenendo ieri sera alla trasmissione “La Zanzara” su Radio 24, ha risposto a una domanda sulla possibilità per le coppie omosessuali di adottare dei figli: «Prima – ha detto – definiamo le tutele per i bambini, poi procediamo. Noi non abbiamo nessuna contrarietà».

Giannino, leader e candidato premier di Fare per fermare il declino, ieri sera è stato – come suo solito – brillante e simpatico, dialogando coi conduttori Giuseppe Cruciani e David Parenzo su vari argomenti, da Finmeccanica a Monti, dalla Lombardia agli aneddoti su Spadolini.

Quando si è parlato delle unioni fra persone dello stesso sesso, Giannino ha spiegato che «quando ci sono liberi contratti tra privati, anche per persone dello stesso sesso, da cui far discendere diritti patrimoniali e di successione, io sono d’accordo».

Richiesto di esprimersi sull’equiparazione tra matrimonio omosessuale ed eterosessuale, il leader di Fare ha premesso che prima di equipararli «bisogna che ci mettiamo d’accordo sulle tutele per adottandi e concependi». Cioè, ha chiesto Cruciani, «tu non sei di quelli che dicono che un bambino può nascere bene solo in una famiglia di eterosessuali eccetera?». Risposta: «No. Io capisco e pratico la famiglia tradizionale, ma ho l’idea che l’amore possa essere dato ai figli anche in un’altra famiglia».

Lo stesso Giannino, solo una settimana fa, affrontando la questione, aveva dato una risposta simile ma non identica, quando aveva dichiarato: «Io sono per l’estensione della possibilità per i singoli, a prescindere dal genere di realizzare unioni dalle quali far discendere diritti in ordine alla sfera patrimoniale, a quella successoria e alla sfera dell’accesso ai servizi. Assolutamente favorevole. Quando si entra in questioni come l’adozione, invece, faccio notare che prima bisogna identificare quali sono le tutele sul soggetto più debole, che sono gli adottandi».

“L’amore può essere dato ai figli anche in un’altra famiglia”. Giannino fa parte di quel gruppo di insipienti che pensa ancora che non ci siano studi scientifici sui bambini cresciuti da conviventi gay. Trascrivo un pezzo di intervista di Pier Paolo Donati su Avvenire.

Oggi il nome di famiglia viene assegnato a realtà molto diverse fra loro.

«Si vuole rendere indifferente il concetto di famiglia e il codice simbolico che la caratterizza. Convivenze, unioni di fatto, coppie gay, aggregazioni opportunistiche… si suppone che siano tutte forme equivalenti, come quando si dice che una coppia omosessuale possa essere anche più capace di cure nei confronti dei bambini rispetto a una coppia etero. Insomma, non c’è più la famiglia, ma le famiglie. Ma dal punto di vista scientifico queste affermazioni sono errate, perché una simile pluralità di forme familiari, per esempio, genera una società più discriminante».

Cosa vuol dire più discriminante?

«Significa che nel futuro la forma di famiglia sarà sempre più determinante agli effetti del benessere e della felicità delle persone in quanto è scientificamente dimostrato che le forme familiari non sono equivalenti, ma incidono in modo diverso sulla salute, l’istruzione, il lavoro e in generale sulle possibilità di vita delle persone».

E questo perché?

«Perché le varie forme familiari hanno un potenziale di umanizzazione in proporzione alla capacità di essere autentiche relazioni di reciprocità fra i sessi e fra le generazioni. I media non ne parlano, ma esistono decine di studi (fra i più recenti: Mark Regnerus, Università del Texas, su Social science research) che dimostrano che c’è enorme diversità fra i bimbi cresciuti da coppie omosessuali e quelli cresciuti in coppie etero, come ce ne sono fra bimbi nati in una famiglia eterosessuale stabile e quelli nati da matrimoni instabili, da coppie di fatto, da separati e via dicendo».

Riguardo ai figli delle coppie gay ci sono dati precisi?

«Da indagini effettuate su alcune migliaia di adulti cresciuti in coppie omosessuali in Paesi dove queste sono realtà assodate, risultano dati molto negativi: hanno una percentuale tre volte superiore di propensione al suicidio; una propensione tre volte superiore di tradimento del partner; una percentuale cinque volte superiore di disoccupati; ricorrono tre volte di più a terapie psicologiche».

Tutto documentato?

«Non solo è documentato, ma è il frutto di indagini condotte su campioni vasti e da ricercatori che sono partiti dall’intento di dimostrare l’omogeneità fra le varie forme di famiglia, ma che si sono trovati con risultati di segno opposto. Insomma, non è un giudizio morale ma una presa d’atto».

La lista di Giannino si è poi squalificata anche a livello locale. Boldrin, uno dei fondatori del gruppo, di fronte a un’affermazione di mio fratello (il debito italiano da 25 anni si alimenta solo con gli interessi passivi) gli ha detto più o meno del mentitore e ha cercato di intortarlo fornendogli una tabella di dati rapportati al PIL.

No, cari amici. Dateci i dati assoluti. A rapportarli al PIL siamo capaci anche noi, se serve.

Via anche Giannino, senza rimpianti.

 

Stare con Putin?

Cara Irma, i birilli continuano a cadere.

Più il quadro politico si frammenta e più i vari pezzi si allontanano dai princìpi non negoziabili.

Ma soprattutto le proposte diventano vaghe e ripetitive, con il “mantra” permanente delle unioni civili e dei gay, con la ripetizioni ossessiva della “lotta all’evasione” che si traduce spesso nella costosa e inutile “lotta alla piccola evasione”.

Non c’è una proposta innovativa degna di questo nome, e le liste da esaminare calano.

Maurizio Blondet, anni fa, scrisse un libro che si intitolava “Stare con Putin?”. Non l’ho letto, ma l’impianto era questo “Popoli europei, state attenti al vostro futuro. E’ possibile che sia utile allacciare rapporti con il brutto sporco e cattivo Putin. E che possiate scoprire che è meno brutto, meno sporco, meno cattivo, rispetto a una serie di governanti ai quali date la vostra stima”.

Mi sto chiedendo: stare con Putin?

Dopo 20 anni di onesta prosecuzione pseudo-democristiana dovrò arrivare a votare il brutto sporco cattivo Berlusconi? O la brutta sporca cattiva Lega?

Dipenderà da cosa troverò scritto. Ma non solo da questo, perché per la coalizione di Berlusconi si sta delineando un quadro davvero imprevisto.

Dove un mix di uomini geniali e rane bollite mi dovranno far prendere o non prendere una decisione.

Ore 1.07, a domani

Giovanni

 

 

 

NOTE

(1) Vedere il testo precedente “1307 – Fine della mia illusione”, nel capitoletto “Sono un po’ triste, lasciami divagare”.

(2) Vedere il testo precedente “1307 – Fine della mia illusione”, nel capitoletto omonimo