Sul concetto di “guerra giusta” San Martino in Rio, 29 marzo 2011 L’articolo di Jesus Colina si chiude con questo capitolo Guerra giusta? Gli interventi dei rappresentanti della Chiesa si basano sugli insegnamenti del Catechismo della Chiesa Cattolica, che stabiliscono il dovere di evitare la guerra e illustrano casi in cui si può parlare di “guerra giusta”, o piuttosto di legittima difesa. Il numero 2309 stabilisce che si devono considerare “con rigore le strette condizioni che giustificano una legittima difesa con la forza militare. Tale decisione, per la sua gravità, è sottomessa a rigorose condizioni di legittimità morale”. La prima condizione stabilita dal Catechismo è “che il danno causato dall'aggressore alla Nazione o alla comunità delle Nazioni sia durevole, grave e certo”. In secondo luogo, è necessario “che tutti gli altri mezzi per porvi fine si siano rivelati impraticabili o inefficaci”. La terza condizione stabilisce “che ci siano fondate condizioni di successo”. Infine, si chiede “che il ricorso alle armi non provochi mali e disordini più gravi del male da eliminare”. Il Catechismo specifica che “nella valutazione di questa condizione ha un grandissimo peso la potenza dei moderni mezzi di distruzione”. Chi può dichiarare allora che la guerra in Libia è giusta o ingiusta? Il Catechismo risponde: “La valutazione di tali condizioni di legittimità morale spetta al giudizio prudente di coloro che hanno la responsabilità del bene comune". Bisogna notare quanto segue. La guerra che Francia e soci stanno facendo in Libia non è ovviamente difensiva, visto che la Libia non ha recato alcun attacco a Francia e soci. La guerra in Libia è una guerra civile, per cui l’aggressore è, ovviamente, colui che si ribella. Il ribelle ha l’onere della prova: deve cioè dimostrare che il tiranno, che il ribelle tenta di abbattere, sta violando la legge naturale universale (unico caso in cui il tirannicidio è lecito); inoltre il ribelle deve affermare che a sua volta NON violerà la legge naturale universale. Questo onere della prova nessun islamico potrà mai fornirlo, poiché l’Islam non conosce la legge naturale universale. L’unico intervento che si può effettuare da parte dell’ONU o di coalizioni di Stati è l’interposizione umanitaria, ossia la protezione dei civili di entrambe le parti in lotta. L’ingerenza umanitaria non può, per sua natura, avvenire attraverso bombardamenti, ma solo con l’entrata di truppe di terra, protette dall’aviazione che potrà intervenire solo a difesa delle truppe e non in attacco. L’attacco di Francia e soci si configura semplicemente nello schierarsi come parte attiva in una guerra civile. Di conseguenza qualunque uomo di buona volontà può giudicare le azioni di Francia e soci: essi hanno violato le norme minime della “guerra giusta”, non c’è possibilità di “giudizio prudente”. Cordiali saluti Giovanni Lazzaretti
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