Lettera ad Avvenire San Martino in Rio, 18 luglio 2008 Caro Direttore, il signor Englaro è un padre che vive una gravissima sofferenza familiare. Il signor Englaro è però anche una persona che partecipa a conferenze e viene intervistato da giornali nazionali. Attraverso conferenze e interviste il signor Englaro fa attività politica: cerca infatti di convincere gli italiani che alimentazione e idratazione sono delle “cure mediche”, e cerca di convincere che alimentare e idratare una persona in stato vegetativo costituisca “accanimento terapeutico”. Il signor Englaro ha quindi fatto propria la posizione dei radicali e dell’associazione Exit – Italia (Associazione Italiana per il diritto ad una Morte Dignitosa) che propone un modulo di testamento biologico nel quale si legge: “Qualora non fossi più in grado di assumere cibo o bevande, rifiuto di essere sottoposto alla idratazione o alimentazione artificiale”. Grazie all’azione politica del signor Englaro, anche giornali teoricamente “moderati” (vedi il Resto del Carlino) mettono nelle prime pagine interviste al presidente di Exit Italia e sondaggi sull’eutanasia. “Papà Beppino” è l’espressione che viene spesso utilizzata per identificare il signor Englaro; espressione balorda, perché introduce un aspetto sentimental – confidenziale in quella che è invece una durissima battaglia politica: i radicali voglio introdurre l’eutanasia in Italia, violando per l’ennesima volta la legge naturale universale; lo fanno secondo il loro stile, lavorando su un caso pietoso, e “papà Beppino” lavora per loro e con loro. La posizione di Englaro e dei radicali è erronea. Gli uomini di buona volontà devono affermare con forza che alimentazione e idratazione sono diritti naturali della persona e non sono certamente cure mediche. Eluana Englaro è viva. In conseguenza della sua disabilità, Eluana non è in grado di nutrirsi e idratarsi da sola. Non c’è nessuna “spina da staccare”. Qualcuno toglierà il sondino nasogastrico dal suo corpo e, non dimentichiamolo, qualcuno impedirà ad altri soggetti di reinserirlo e di nutrirla. La morte sarà cagionata dalla mancata nutrizione e idratazione di un soggetto che non è in grado di nutrirsi e idratarsi da solo: avverrà attraverso azioni “attive” (togliere il sondino, impedire ad altri di reinserirlo), non sarà certo una via “passiva” o “omissiva” quella che porterà alla morte di Eluana Englaro. Non essendo “omicidio di consenziente” (Eluana non può esprimere alcun consenso) e non essendo “suicidio assistito” (in stato vegetativo non si può avere una volontà suicida), come chiamare questo atto? Un tempo lo si sarebbe chiamato col suo nome: “omicidio volontario”. Adesso invece ci siamo evoluti e ci balocchiamo coi sondaggi: “sei favorevole o contrario a staccare la spina a Eluana?”. A questo porta il sentimentalismo unito all’abbandono della ragione. Un caro saluto. Giovanni Lazzaretti
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