26 aprile 2008 Gentile dott. Lazzaretti, mi chiamo Marco Fuliotto, lavoro all'ufficio stampa del Senatore Ignazio Marino. Il prof. Marino ha letto il Suo commento su Avvenire del 10 aprile riguardo al disegno di legge sul testamento biologico, e ha voluto risponderLe con una lettera che Le invio, sperando che possa essere pubblicata sul Suo sito come da Lei scritto sul giornale. Il professore tiene molto alla possibilità di dibattere su temi etici importanti come il testamento biologico, e ha trovato molto interessanti alcune riflessioni da Lei espresse. Potrebbe farmi sapere se e quando deciderà di pubblicare la lettera? La ringrazio molto e Le porgo i miei più cordiali saluti, Marco Fuliotto Ufficio stampa Ignazio Marino Gentile dottor Lazzaretti, sono lieto di poter approfondire il confronto su quanto da Lei scritto su Avvenire del 10 aprile e sul Suo sito. a) Lei sostiene che un testamento biologico non eutanasico dovrebbe prevedere la libertà di scelta per l’interessato, e dunque l’obbligatorietà per legge non dovrebbe essere contemplata. Su questo punto mi sento di concordare con Lei: nel 2006 ho inserito l’obbligatorietà nel mio disegno di legge perché credevo potesse essere un incentivo ad una riflessione matura sulla vita. Nei miei 18 anni trascorsi negli USA (Paese in cui la prima legge sul testamento biologico risale al 1976), come chirurgo attivo nei trapianti di fegato mi è capitato in alcune occasioni, quando erano state esaurite tutte le possibilità terapeutiche, che si rendesse necessario decidere se sospendere un trattamento futile e accettare la fine naturale di una vita. Spesso in quei drammatici momenti un familiare in lacrime mi ha detto: “se almeno ne avessimo parlato…”; ritengo dunque utile che ognuno di noi rifletta almeno una volta sulla propria vita e sulla propria morte. Detto questo, il mio timore era che senza obbligatorietà il testamento biologico sarebbe stato ignorato da molti cittadini poco informati sul provvedimento. In realtà mi sono reso conto che non è giusto imporre una scelta di tale portata, dunque mi trovo d’accordo sull’eliminazione dell’obbligatorietà. b) Non c’è dubbio inoltre che le dichiarazioni anticipate debbano contenere soltanto richieste lecite e legali; si tratta, quindi, di stabilire quale richiesta possa essere ritenuta lecita e legale. Da questo punto di vista io sento di affermare che è perfettamente lecito e legale rifiutare di sottoporsi a un determinato trattamento medico, come recita esplicitamente l’articolo 32 della nostra Costituzione. Il singolo ha il diritto di non sottoporsi a certe terapie, e infatti quando arriva in ospedale deve firmare il consenso informato; è per questo che il testamento biologico riconosce il diritto all’autodeterminazione dell’individuo, anche quando questi non sia più in grado di esprimere la propria volontà. c) Mi trovo d’accordo con Lei anche quando afferma che il fiduciario ha il dovere di rispettare le sole dichiarazioni scritte del paziente. La prova scritta è infatti decisiva al fine di evitare abusi, anche se vi sono situazioni drammatiche come quella di Eluana Englaro in cui le dichiarazioni orali fatte precedentemente all’entrata in vigore di una legge pongono il problema di essere fedeli alla volontà del paziente. E’ chiaro però che l’applicazione di una legge sul testamento biologico deve basarsi su un documento scritto. d) Lei sostiene inoltre che il medico non debba essere vincolato per legge ad osservare le indicazioni del paziente. Mi dispiace ma su questo non posso trovarmi d’accordo: qualora il medico potesse porre un veto sulla volontà dell’assistito, il testamento biologico perderebbe la sua funzione di garanzia del diritto all’autodeterminazione. Il medico è vincolato in molti altri casi dalla volontà del paziente, che ha tutto il diritto di chiedere un trattamento piuttosto che un altro, o di rifiutare terapie particolarmente invasive come per esempio la tracheostomia. Poniamo il caso di un paziente in coma, senza alcuna possibilità di recupero dell’integrità intellettiva, con la necessità di una gastrostomia (un intervento chirurgico che consente di proseguire la nutrizione artificiale): perché dovrebbe essere costretto a subirla se non servisse a migliorare le sue condizioni di salute? Per concludere, ritengo che il mio progetto di legge vada nella direzione di tutelare i pazienti senza mai scivolare verso l’eutanasia, cui sono fermamente contrario. Forse ricorderà una vicenda di cui si occuparono molto i media alcuni anni fa, riguardante due gemelline siamesi di tre mesi, Marta e Milagro, trasportate dal Perù a Palermo per tentare l’intervento di separazione. Le due gemelline erano cerebralmente intatte, ma con un solo cuore e un solo fegato: ciò significava che era necessario sacrificare una di loro per tentare di salvare l’altra. Le televisioni si occuparono morbosamente di seguire tutte le fasi dell’intervento, pronunciandosi a favore del sacrificio di Milagro per la salvezza di Marta. Venne chiesta la mia partecipazione all’intervento chirurgico in particolare per la mia esperienza sul fegato, organo purtroppo condiviso dalle due gemelline, ma dopo un lungo colloquio con il mio confidente di sempre, il Cardinale Pappalardo, arrivai alla conclusione che secondo la mia coscienza non poteva essere eticamente lecito decidere a tavolino l’uccisione di una bambina, anche se con il nobile scopo di salvarne un’altra. Le cito questo episodio per evidenziarle che la coscienza non mi ha consentito di partecipare ad un atto che possa determinare la soppressione di una vita neanche se questo costituisce il male minore: non ho studiato medicina né sono diventato un chirurgo per porre fine a una vita in una sala operatoria. Da medico e da cattolico, quindi, considero la difesa della vita una mia priorità, ma proprio in qualità di medico e cattolico non posso non rifiutare l’accanimento terapeutico e la violenza che questo comporta sul corpo di una persona. Mi ritengo un ottimista, ma non credo che al mondo siano “tutti buoni”: penso, però, che esistano tante persone oneste che hanno il diritto di esercitare la loro libera scelta, senza che sia lo Stato o un medico ad imporre loro una qualsiasi terapia. Certo ogni provvedimento, di qualunque materia si occupi e qualunque sia l’intenzione del legislatore, può essere suscettibile di abusi da parte di disonesti, ma questo non è un buon motivo per non tutelare i diritti dei cittadini attraverso una legge. Ignazio Marino Chirurgo, Senatore del Partito Democratico
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