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2011-04-06 Giornate della laicità PDF Stampa E-mail
Scritto da Giovanni   
Sabato 06 Agosto 2011 17:10

Giornate della laicità

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Wiesbaden, Germania. Il tavolino di un bar. Un anziano bibliofilo dall’italiano un po’ incerto, che colloquia con un giornalista, e lo incalza.

Il rumore di fondo

A un certo punto il bibliofilo esce con una frase.

Ma i giornali parlano di tutto, my friend. E’ questo il segreto della libera stampa: le informazioni non sono nascoste, sono coperte dal rumore di fondo. Non ci sono segreti, ci sono notizie insignificanti e altre no.”

Una frase che non ho più dimenticato. Ogni volta che un avvenimento comincia a occupare un po’ troppo spazio sui giornali, mi ricordo che tutto ciò è “rumore di fondo” (chiacchiere, gossip, polemiche, banalità) che riempie le pagine e occulta le notizie.

Infatti che informazioni apprendo sulle “Giornate della laicità” leggendo le polemiche tra Giorgio Salsi e Beppe Pagani? Nessuna. Che notizie si possono trarre dall’intervento conciliante di Emanuela Caselli? Nessuna. E’ un intervento così soft che lo applaude persino Alberto Bigi della direzione regionale PD. Poi intervengono Castagnetti, Eboli,… nessuna notizia.

Però le notizie ci sono. Nascoste. Da cercare.

L’esca del crocefisso

Innanzitutto c’era un’esca predisposta dagli organizzatori per far abboccare qualche cattolico, e avere così polemiche e pubblicità gratuita.

Quel titolo “Senza il crocefisso l’Italia sarebbe migliore”, posto in coda a tutto il programma, è una provocazione così evidente che occorreva applicare la regola di don Camillo: “Se questo qui mi provoca così sfacciatamente, significa che vuole da me una reazione. E se io reagisco, faccio il suo gioco”. Ha abboccato per primo Pagani, potevano abboccare anche altri.

Comunque liquidiamolo, quel brutto titolo.

Ipotesi n.1. “Senza il crocefisso (nei luoghi pubblici) l’Italia sarebbe migliore”. Brutto titolo. L’obbligo del crocefisso può anche essere oggetto di discussione; è invece fuori discussione l’ipotesi del divieto del crocefisso, in nome di un inesistente “diritto individuale”.

Ipotesi n.2. “Senza il crocefisso (in quanto tale) l’Italia sarebbe migliore”. Questa invece è una vera sciocchezza, perché senza crocefisso l’Italia semplicemente non esisterebbe. Il crocefisso plasma l’Italia da quasi 2000 anni, da quando Pietro venne a Roma. O pensate che l’Italia l’abbiano fatta Cavour, Mussolini e la Resistenza?

Poiché le parole hanno un peso, e poiché nel titolo non compariva la frase “nei luoghi pubblici”, il messaggio che gli organizzatori hanno fatto passare è quello dell’ipotesi n.2.

Ma questa non è ancora “la notizia”, è solo un corollario alla notizia.

Di che laicità parlano?

La prima notizia è questa: un gruppo organizza le “giornate della laicità” e nessuno ha da ridire sul titolo.

Cos’è infatti, secondo loro, la laicità? L’hanno scritto a chiare lettere, basta riportare le loro parole. “Laicità non è una filosofia tra le altre filosofie né una ideologia opposta ad altre ideologie, bensì è il principio fondamentale di convivenza di tutte le possibili filosofie e ideologie: una convivenza che può realizzarsi proprio in quanto il laico non pretende mai di possedere la verità più di quanto anche gli altri possano pretendere di possederla” (Guido Calogero)

Allora il titolo giusto sarebbe stato “Giornate della laicità secondo il defunto Guido Calogero, co-fondatore del partito radicale”. Infatti in quella definizione di Guido Calogero io non mi riconosco, e non vedo chi ci si possa riconoscere, a parte gli organizzatori.

Relativismo e assolutismo

Chi, a parte gli organizzatori, può riconoscersi in quella frase: “convivenza di tutte le possibili filosofie e ideologie”?

Anche l’ideologia nazista trova spazio nel vostro concetto di laicità? “No!” – risponderebbero piccati gli organizzatori – “Perché l’ideologia nazista è un assolutismo, e questo non può avere spazio nella società democratica!”.

Ah, già. Dimenticavo lo slogan di Giulio Giorello (uno dei relatori delle giornate), citato anche dall’organizzatore Giorgio Salsi: “Troppo spesso ci si dimentica che il contrario del relativismo è l’assolutismo”. Uno slogan di successo: lo si può trovare ovunque, anche in testi apparentemente antitetici.

  • Lo trovate in un testo di Fulvia Bandoli che illustra i principi di Sinistra e Libertà (Niki Vendola),

  • come in un intervento di Massimo Teodori alla Gran Loggia 2006 del Grande Oriente d’Italia.

Allora diciamo che Guido Calogero nella sua definizione ha un po’ esagerato. Forse voleva dire che “la laicità è la convivenza di tutte le possibili filosofie e ideologie non assolutiste”.

Come si riconosce l’assolutismo?

A questo punto, per poter comprendere la definizione di “laicità” fatta propria dagli organizzatori, dobbiamo riuscire a individuare le ideologie assolutiste. Come si riconoscono?

Ce lo spiega Giulio Giorello in un’intervista video su YouTube. “L’assolutismo uccide, il relativismo no. Puoi trovare un relativista che impazzisce e uccide qualcuno, ma l’assolutismo uccide in quanto tale. Il talebano che fa esplodere la bomba è un assolutista”.

Intanto notiamo che il relativista Giorello ha dovuto esprimere un principio assoluto: uccidere è una cosa brutta, che divide i buoni (i relativisti) dai cattivi (gli assolutisti).

Il principio naturalmente andrebbe un po’ precisato. Infatti la cosa brutta non è l’uccidere, è invece “uccidere l’innocente e il giusto”: se un poliziotto spara alla persona che sta ammazzando Yara Gambirasio fa una cosa buona.

Giulio Giorello comunque ci ha dato il suo criterio (assoluto) che permette di distinguere quelli che vanno espulsi dalla “convivenza di tutte le possibili filosofie e ideologie”: l’uccidere. L’uccidere che, secondo Giorello, è l’esito certo di ogni assolutismo.

Ecco un’altra notizia

Ecco allora un’altra notizia importante: tra gli incontri previsti c’è quello dal titolo “La dottrina cattolica è compatibile con la democrazia?”.

Il solo porsi il quesito è già cosa inquietante. Ma voi non siete “i laici”? Non avete appena detto che la laicità è “il principio fondamentale di convivenza di tutte le possibili filosofie e ideologie”?

Evidentemente, dopo aver espulso l’ideologia nazista e i talebani che fanno scoppiare bombe, questi “laici” si pongono la questione se espellere anche la dottrina cattolica.

Ossia pensano che la dottrina cattolica sia un assolutismo.

Ossia pensano che la dottrina cattolica uccida. Come i talebani.

Esagero? Non credo. Su Internet, a commento di un articolo del 12/01/2011 di Paolo Flores D’Arcais (organizzatore delle giornate), troverete la foto di un folto gruppo di cattolici, preceduti da un sacerdote con la croce. Sulla foto gli amici “laici” hanno aggiunto una grande scritta: “jihad”.

La dottrina cattolica uccide?

Quindi gli amici “laici” devono adesso dimostrare che la dottrina cattolica è un assolutismo e che, come ogni assolutismo, uccide.

Come faranno? Tireranno fuori l’anticlericalismo più trito? Per mostrare che la dottrina cattolica uccide ripescheranno Giordano Bruno, l’Inquisizione, la conquista delle Americhe? Magari fosse così. Questi invece sono laici moderni, che “attualizzano”.

“[…] evocare il diritto naturale nelle nostre società, dove convivono valori, concezioni della vita e del bene comune diverse, significa lanciare un grido di guerra civile”.

Così scrive Gustavo Zagrebelsky, un altro “laico” del gruppo. E, poiché il Papa parla continuamente di diritto naturale, significa che il Papa, secondo l’idea di Zagrebelsky, sta continuamente lanciando un “grido di guerra civile”.

Allora, se dalla “convivenza di tutte le possibili filosofie e ideologie” viene espulsa anche la dottrina cattolica (e chiunque altro evochi il diritto naturale), nella convivenza chi ci rimane? Ci rimangono solo loro, i relativisti.

“La laicità è la convivenza di tutte le possibili filosofie e ideologie relativiste”: questo è l’esito ultimo della definizione di laicità indicata da Guido Calogero e utilizzata dagli organizzatori delle “giornate”.

Ma questa non è laicità. Se nella laicità devono avere posto solo le filosofie e le ideologie relativiste, vuol dire che siamo davvero giunti alla “dittatura del relativismo”, denunciata da Benedetto XVI e da ogni uomo di buona volontà.

Una guerra, non un dialogo

Le “giornate della laicità”, lungi dall’essere giornate di “dialogo”, sono guidate dal sistema di pensiero che contempla l’espulsione della dottrina cattolica dalla società, con il suo confinamento coatto nel privato.

Il sistema borghese tollera di essere discusso solo al proprio interno. Verso ciò che è esterno ai suoi ‘valori’ non ha pietà. Anche contro la Chiesa non esiterà a usare la più inaudita violenza, se la Chiesa si rifiuta di diventare un semplice supporto della società borghese. Ciò che la Chiesa non può fare: perché il cristiano è necessariamente sovversivo di ogni potere politico che si pretenda autonomo. Già negli Stati Uniti si teorizza come l’Avversario irriducibile sia l’Islam. Anche contro la Chiesa il conflitto diventerà sempre più drammatico. Da una parte la Chiesa e l’Islam, e dall’altra una ‘etica’ laicista sempre più occasionale, e nello stesso tempo sempre più radicalmente universale, nella sua pretesa di essere l’unica valida.”

Troppo apocalittico questo paragrafo? Non è mio, sono parole di Massimo Cacciari, in un’intervista del 1993. (Anche quando dice cose vere, non riesco però mai a capire cosa pensa Cacciari in prima persona. In questa guerra che descrive, lui dove sta? Coi persecutori o coi perseguitati?)

Il relativismo uccide

Facendo un passo indietro, è proprio vero che “il relativismo non uccide”, come afferma Giulio Giorello nel già citato video su YouTube? Vediamo un po’.

In Italia sono morti tra i 5 e i 6 milioni di bambini per aborto. Li ha uccisi un qualche assolutismo? No, li ha uccisi il relativismo. Ma, per difendersi da questa accusa, il relativista comincerà a fare delle affermazioni:

  • quelli non erano bambini, oppure

  • quelli non erano persone, oppure

  • quelli non erano aborti, ma IVG. Eccetera.

Tutte affermazioni “assolute”, ovviamente. Incontestabili. Il relativista, per reggersi in piedi, deve continuamente fare delle affermazioni assolute. E, nel frattempo, il relativismo continua a uccidere.

La laicità vera

Sì, per tenere in piedi la loro falsa definizione di laicità, i relativisti devono continuamente fare delle affermazioni assolute. Ma la filosofia vera è molto più semplice. Come ogni scienza, la filosofia vera pone pochissimi princìpi assoluti a monte, dopo di che procede con osservazioni + deduzioni logiche.

In fondo sono solo due i princìpi.

  1. L’essere esiste, ed è conoscibile tramite la ragione umana.

  2. Gli uomini possono comprendersi con l’uso della logica.

Da questi due princìpi si arriva a dimostrare l’esistenza della legge naturale universale, luogo d’incontro per gli uomini di buona volontà.

Al mondo ci sono i cattolici, i cristiani non cattolici, i credenti di altre religioni, gli agnostici, gli atei. Tutti costoro, nel momento in cui vogliono occuparsi di bene comune o di organizzazione dello Stato, sono laici.

Quando io entro in politica non pretendo che la gente riconosca che Gesù Cristo è il Figlio di Dio incarnato, morto e risorto. Chiedo però che la gente riconosca l’ovvio, ossia che un bambino nella pancia della madre è una persona innocente, e come tale non può essere uccisa.

E così l’ateo, quando entra in politica, deve comportarsi da laico: non può portare con sé i suoi princìpi religiosi (l’ateismo è una fede religiosa) e pretendere che la sua idea che “Dio non esiste” abbia una qualche valenza nella società democratica o gli dia una patente di “laico più laico degli altri”.

Le democrazie si reggono sulle costituzioni, e le costituzioni sono il tentativo di spiegare al popolo un principio assoluto: l’antico principio “comportiamoci come se Dio esistesse”, ossia la legge naturale universale.

La laicità vera è l’adesione alla legge naturale universale.

Conclusione

Per le giornate della laicità hanno scelto Einstein come logo. Strana scelta, perché Einstein è ideatore della “teoria della relatività” non della “teoria del relativismo”: i fondamenti della sua teoria sono, ovviamente, dei princìpi assoluti.

Nonostante la loro definizione erronea di laicità, nonostante la stramberia dell’uso improprio di Einstein, un cattolico vuole ugualmente partecipare alle giornate? Ci vada, ma porti con sé il bagaglio minimo dei concetti che ho voluto qui esporre. Non ci vada con atteggiamenti da “vispa Teresa”, per mostrarsi “aperto” o per “portare la propria sensibilità”.

Questa è una guerra filosofica tra “relativismo” e “legge naturale universale”, e bisogna scegliere da che parte stare. Ed è una scelta di campo che riguarda tutti gli uomini, non solo i cattolici.


Giovanni Lazzaretti


 
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