San Martino in Rio, 27 febbraio 2011 Caro Direttore, lo spettacolo di Radaelli del 26 febbraio al ReGiò non si è fatto, e questa è una bella notizia. Ma leggo che si pensa di “inserire lo spettacolo in un contesto più ampio”, e questa è una brutta notizia. Brutta perché significa che ancora non si coglie l’essenza dello spettacolo di Radaelli. Riassumo i punti principali. Il testo di Radaelli è erroneo fin dalla presentazione. “Come Antigone, Beppino Englaro sfida la ragion di stato per amore”. Antigone è l’eroina della legge naturale universale, la donna che si rifà alle leggi immutabili degli dèi. Englaro è sostenitore dell’autodeterminazione, l’esatto opposto della legge naturale universale. Lo spettacolo teatrale si basa quindi su un errore di fondo. Il secondo errore dello spettacolo è la presenza di un solo attore. Per rappresentare sommariamente la vicenda Englaro bisognerebbe mettere in scena non meno di 20 protagonisti e una cinquantina di comprimari. Col monologo si vuole trasformare la storia da vicenda giuridico – politica a vicenda intima e familiare. Ma non è questa la realtà: da quando, nel 1995, Englaro viene “preso in carico” dalla Consulta di Bioetica Onlus, la vicenda resta familiare solo in piccola parte; per il resto entra nella battaglia pubblica, la battaglia tra “legge naturale” e “autodeterminazione”. Su Facebook la Sala Teatro ReGiò ha pubblicato una lettera ironica di Radaelli, nella quale si legge tra l’altro “Sì, perché lo spettacolo è mio, l’ho scritto io, non Beppino Englaro”. Ma l’11/02/2010, in occasione della prima rappresentazione dello spettacolo, l’Unità scriveva “L’ha scritto il padre Beppino con Luca Radaelli”. La stessa notizia appare nel sito dell’Associazione Luca Coscioni che promuove lo spettacolo. Radaelli ha chiesto una smentita all’Unità? Chi dei due racconta una bugia? Federica Reverberi, ufficio stampa del ReGiò, insiste sul fatto della dimensione familiare della vicenda. Evidentemente ha seguito la vicenda Englaro in un modo un po’ vago (del resto pensa ancora che il nome Beppino sia un diminutivo). Riaffermo che dal 1995, anno in cui Englaro si aggancia a Defanti della Consulta di Bioetica Onlus, la vicenda perde i connotati di vicenda familiare: Englaro è il padre, ma è anche una delle pedine all’interno di una rete vasta e ramificata. Il 31 gennaio scorso si è svolto a Roma il convegno “Quale terminologia per la bioetica?”, organizzato dalla Consulta di Bioetica Onlus (i gestori del caso Englaro), dall’Italia dei Valori (sempre sensibile a tutte le istanze dei radicali) e da Politeia, un'altra “consociata” del gruppo (Maurizio Mori, presidente della Consulta di Bioetica Onlus, è nel comitato scientifico di Politeia). Un convegno laicista, con un’unica parola d’ordine: autodeterminazione. Come si è concluso il convegno? Ovvio, con lo spettacolo di Radaelli. Maurizio Mori, presidente della Consulta di Bioetica Onlus, nel libro “Il caso Eluana Englaro. La ‘Porta Pia’ del vitalismo ippocratico ovvero perché è moralmente giusto sospendere ogni intervento”, editore Pendragon, si esprime così: […] il caso di Eluana è importante per il suo significato simbolico. Da questo punto di vista è l'analogo del caso creatosi con la breccia di Porta Pia attraverso cui il 20 settembre 1870 i bersaglieri entrarono nella Roma papalina. Come Porta Pia è importante non tanto come azione militare quanto come atto simbolico che ha posto fine al potere temporale dei papi e alla concezione sacrale del potere politico, così il caso Eluana apre una breccia che pone fine al potere (medico e religioso) sui corpi delle persone e (soprattutto) alla concezione sacrale della vita umana. Sospendere l'alimentazione e l'idratazione artificiali implica abbattere una concezione dell'umanità e cambiare l'idea di vita e di morte ricevuta dalla tradizione millenaria che affonda le radici nell'ippocratismo e anche prima nella visione dell'homo religiosus, per affermarne una nuova da costruire. […] Questo è il pensiero di Mori. Questo è il pensiero di Englaro, che ha scritto la prefazione al libro. Le sembra la descrizione di una vicenda intima e familiare? Questi vogliono “abbattere una concezione dell’umanità”, e lo spettacolo di Radaelli è il canale che hanno scelto a livello teatrale. I gestori del ReGiò si prenderanno le loro responsabilità. La programmazione del 26 febbraio poteva anche essere catalogata come ingenuità, ma un’eventuale nuova programmazione sarebbe fatta invece in piena avvertenza. Credo che ci sia una sola forma “teatrale” adatta al caso Englaro: raccontare i fatti. Spero che qualcuno chiami Lucia Bellaspiga e Pino Ciociola a presentare il libro “Eluana – I fatti” all’oratorio cittadino: la descrizione della realtà è più gustosa e appassionante di uno spettacolo teatrale. Un caro saluto Giovanni Lazzaretti
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