San Martino in Rio, 20-22 febbraio 2011 Ringrazio tutti coloro che hanno contribuito al dibattito e mi scuso per dover riassumere all’osso le varie questioni trattate. Ma tu non saresti contento delle dimissioni di Berlusconi? In occasioni delle elezioni del 2008 ho analizzato (vedi www.carairma.it) i programmi di tutte le liste che si presentavano a livello nazionale. Adesso il quadro è semplificato perché in Parlamento sono arrivate solo 3 liste: PD+IdV, UdC, PdL+Lega. Nel programma di PD+IdV erano presenti 3 violazioni della legge naturale universale: legge sulla cosiddetta “omofobia”, testamento biologico eutanasico, legge sulle coppie di fatto anche omosessuali. Nessuna violazione prevista nel programma UdC. Nessuna violazione prevista nel programma PdL+Lega. Dal PdL è uscita una componente laicista al seguito di Fini (si è subito rivelata con le sue dichiarazioni) e si è avvicinata all’UdC. Le dimissioni di Berlusconi rimetterebbero in gioco forze contrarie alla legge naturale universale, forze che in questo momento sono impedite ad agire. Pertanto, pur avendo votato UdC, ritengo che le dimissioni di Berlusconi in questo momento costituirebbero un danno alla legge naturale universale. E la legge naturale universale, non mi stanco mai di dirlo, è la precondizione necessaria per la realizzazione del bene comune. Berlusconi deve dimettersi perché governa male In regime democratico chi governa male può dimettersi in due modi: perché il Parlamento gli toglie la fiducia, oppure perché si arriva a elezioni e il popolo dei votanti gli toglie la fiducia. Ogni altro metodo di dimissioni è una forzatura che mette a rischio la democrazia. Berlusconi deve dimettersi perché ha violato la legge Anche in questo caso occorre seguire la metodologia di uno Stato di diritto. Se Berlusconi ha violato la legge, si appurerà la verità processuale attraverso i normali gradi di giudizio. Fino a quel momento egli è, come ogni cittadino italiano, innocente. Non è lecito chiedere le dimissioni per un reato il cui processo è stato eseguito solo sui giornali e in TV. Berlusconi deve dimettersi perché è immorale Forse chi pronuncia questa frase non ha ben chiaro cosa sta dicendo. “E’ immorale”. Intanto abbiamo definito che esiste una morale: è già qualcosa. Poi c’è la parolina “è”: per definire che uno “è” immorale, occorre dire che la morale mia e la morale sua devono necessariamente essere la stessa cosa. Altrimenti uno potrebbe dire: “Può darsi che io sia immorale secondo la tua morale; ma io ho una morale diversa dalla tua”. Inoltre la morale deve necessariamente essere fuori dal tempo: chi è immorale oggi, lo è anche domattina, a meno che non faccia ammenda della sua condotta. Insomma la morale, come è ovvio, è valida in ogni persona, tempo, luogo e circostanza. Conoscete una definizione dettagliata della morale? Attenzione: la definizione della morale NON viene dalla legislazione italiana. Chi vìola la legge commette una illegalità (non necessariamente una immoralità) e per le illegalità occorre rifarsi al paragrafo precedente. Comunque la si rigiri, l’unica definizione di morale valida per tutti è quella del decalogo. Se pensi che ne esista una diversa, Qual è la immoralità di Berlusconi, secondo i giornali e secondo la “piazza”? L’essere andato a letto con una minorenne? Se il problema è “la minorenne”, questo è un problema di illegalità; l’immoralità non distingue tra la diciassettenne e la diciottenne. Pertanto l’immoralità attribuita dai giornali e dalla “piazza” al premier si chiama semplicemente “adulterio” e “fornicazione”. Adulterio che, ovviamente, inizia da quando Berlusconi lasciò la moglie per unirsi a Miriam Bartolini (in arte Veronica Lario). Pertanto, se Berlusconi è immorale, in Italia sono immorali tutti i violatori del decalogo: tutti i maschi che si uniscono a una persona che non sia la loro legittima moglie femmina; tutte le femmine che si uniscono a una persona che non sia il loro legittimo marito maschio; tutti coloro che hanno praticato o collaborato a uno dei 5.000.000 di aborti effettuati in Italia; tutti coloro che praticano la fecondazione artificiale (eh sì; la fecondazione artificiale è legale ed è immorale); tutti coloro che praticano l’adulterio del cuore (la morale riguarda pensieri, parole, opere e omissioni); tutti coloro che fanno uso di droghe; eccetera. Quanti di coloro che scendono in piazza fanno parte di queste categorie? La gravità dell’immoralità di Berlusconi non è legata a ciò che fa, ma al fatto che, essendo premier, dà un pessimo esempio Questa è una buona obiezione. La formuliamo in maniera precisa. “L’immoralità di Berlusconi non è in sé motivo di dimissioni. Ma lo è per il suo ruolo pubblico, che dà un pessimo esempio al paese”. Interessante, ma erronea. E’ stato Berlusconi a fare mostra della sua immoralità? O sono giornali e TV che l’hanno messo in piazza? Per me che non guardo la TV e che salto volutamente (non sempre, ogni tanto l’occhio ci casca) le pagine che riguardano Ruby, escort e quant’altro, l’immoralità del premier semplicemente non esiste: non l’ho visto compiere atti immorali e disprezzo i media che riempiono pagine su atti immorali. Berlusconi non ascolta il paese e la piazza che lo invitano a dimettersi La piazza. La piazza ha effettivamente una sua valenza in democrazia. Un premier infatti, a completamento di quanto già detto all’inizio, può dimettersi: per sfiducia da parte del Parlamento, per sfiducia data dagli elettori con nuove elezioni, perché non è in grado di reggere alle pressioni della piazza. Ma la piazza può far cadere un governo per una motivazione qualunque? No, solo per il caso di “tirannia”: se lo fa cadere per altre motivazioni, significa che la piazza sta sostituendo l’elettorato, per cui siamo in violazione delle regole democratiche. E la tirannia si concretizza quando un governo emana leggi che violano la legge naturale universale, cosa che non accade col governo Berlusconi. Occorre quindi che la piazza abbia una propria formazione sulla legge naturale universale, formazione propria, creata dal basso e non dai giornali. Faccio tre esempi di cosa significa formazione propria. I Comitati Civici consentirono alla DC di passare dai 8.101.000 voti del 1946 ai 12.741.000 voti del 1948 attraverso una formazione capillare fatta da moltissime persone, in moltissimi ambienti, con modalità indipendenti dai giornali. La campagna per l’astensione al referendum sulla legge 40 nel 2005 venne condotta con una formazione specifica fatta in loco, formazione che istruiva le persone in maniera diretta, contro la posizione del 95% dei giornali. Il Family Day bloccò la legge dei DICO che violava la legge naturale universale: fu la tipica reazione di piazza alla “tirannia”, cioè alla formulazione di leggi intrinsecamente perverse. Ma se la piazza forma la sua coscienza esclusivamente sulle parole lette sui giornali o udite in TV non è una vera “piazza”: è semplicemente la cassa di risonanza dei giornali e della TV. Ossia la cassa di risonanza di poteri forti e manipolatori. Col tuo ragionamento un cristiano non dovrebbe mai occuparsi dei peccati altrui E’ esattamente così. Il cristiano deve occuparsi di battere il proprio petto e di non ostentare mai virtù. La vicenda del fariseo e del pubblicano dovrebbe insegnare. La pagliuzza e la trave idem. Non giudicate e non sarete giudicati, non condannate e non sarete condannati. I pubblicani e le prostitute vi passano avanti nel Regno di Dio. Eccetera. Poiché i peccati sono in pensieri, parole, opere e omissioni, noi spesso non abbiamo percezione della vastità e dell’ampiezza nostri peccati. E non ci ricordiamo mai che il peggiore dei peccatori può sopravanzare di un balzo il migliore dei giusti dicendo con tutto il cuore “Gesù, Figlio di Dio, abbi pietà di me peccatore”. Due erano i cattivi ladroni in croce con Gesù. Uno divenne il buon ladrone (canonizzato da Gesù in persona) dicendo la frase “Gesù, ricordati di me quando sarai nel tuo Regno”. C’è un solo modo di approcciarsi ai peccati altrui: ammonimento personale; ammonimento in presenza di due o tre testimoni; ammonimento attraverso l’assemblea. Se uno vuole andare ad Arcore ad ammonire personalmente il premier, lo faccia. Se non può farlo, taccia. In alternativa si unisca pure alla canea dei “virtuosi”. E cominci a tremare per il giorno del Giudizio. Ma nel Vangelo abbiamo l’esempio di Giovanni il Battista che attaccava frontalmente il peccato di Erode: “Non ti è lecito tenere la moglie di tuo fratello”. Non dovremmo fare altrettanto? Pericoloso paragonarsi al Battista: “tra i nati di donna non è sorto uno più grande di Giovanni il Battista”. Il Battista è proprio l’esempio di un ammonimento personale al peccatore: niente a che vedere con il chiacchiericcio da gossip o le manifestazioni di piazza. E comunque, se uno ci teneva tanto ad ammonire Berlusconi, doveva farlo quando lasciò la moglie per unirsi a Miriam Bartolini / Veronica Lario. Perché attendere solo adesso? Tu però contesti spesso i peccati di Englaro. Io non contesto affatto i peccati di Englaro. Se Englaro fosse entrato nella stanza di Eluana e l’avesse uccisa, lucidamente o per disperazione, sarebbe stato un normale peccatore affidato alla Misericordia di Dio e alla giustizia umana. Ma Englaro ha agito per 17 anni affinché lo Stato italiano lo autorizzasse a procedere, capovolgendo quindi i concetti di bene e di male (ossia violando la legge naturale universale). Dopo aver trovato una serie di giudici che gli hanno dato torto, è riuscito alla fine a trovare i giudici che l’hanno autorizzato a procedere. Così oggettivamente Eluana è stata trasportata da Lecco a Udine; oggettivamente qualcuno ha smesso di nutrirla e idratarla; oggettivamente Eluana è morta il 9 febbraio 2009 (e non 17 anni prima, come dicono i male informati); ma, di fronte a questi fatti oggettivi, tutti sono innocenti, mentre vengono indicati come “cattivi” le suore di Lecco e gli avversari di Englaro. Io non contesto i peccati di nessuno. Contesto chi vìola o vuole violare la legge naturale universale. Nella tua ricostruzione c’è una pecca: non puoi mettere Boffo e Berlusconi dalla stessa parte, perché Boffo è stato abbattuto proprio dal giornale di Berlusconi. Al caso Boffo ho dedicato moltissime pagine a suo tempo e non mi ripeterò. Da che cosa è stato abbattuto Boffo? Certamente Feltri ha acceso una miccia. Ma in fondo alla miccia cosa c’era? Nulla. Il decreto di Terni, ossia una multa paragonabile al reato di “schiamazzi notturni”. Cosa è esploso invece, visto che il fatto in sé era inesistente? E’ esploso il boato mediatico. Due pagine su tutti i giornali (per non parlare delle TV), piene di commenti a un fatto di peso nullo, per la durata di 10 giorni. La persona normale, quando tutta Italia parla e straparla di te per 10 giorni, crolla. E Boffo crollò, non su di un fatto, ma sul “boato”. Come è vera questa frase: “Ma i giornali parlano di tutto, my friend. E’ questo il segreto della libera stampa: le informazioni non sono nascoste, sono coperte dal rumore di fondo. Non ci sono segreti, ci sono notizie insignificanti e altre no.” (Maurizio Blondet, “gli Adelphi della dissoluzione”) Dieci giorni di rumore di fondo. Ma due righe di notizie qua e là c’erano. A suo tempo le raccolsi e smontai riga per riga l’informativa, senza bisogno di particolari indagini. Ciò che fece il sottoscritto lo poteva fare, ovviamente, qualunque giornalista che avesse avuto voglia di fare il suo mestiere. Feltri ha acceso la miccia, ha sbagliato e ha subito una condanna dall’Ordine dei giornalisti, ha ammesso il suo errore il 4 dicembre 2009, rispondendo alla lettrice “Eva Cambra”. Tutti gli altri giornali, lungi dallo smontare la cosiddetta informativa, hanno fatto esplodere la bomba mediatica che ha schiantato Boffo. E non si sono certo battuti il petto. Berlusconi si dissociò da Feltri, molti lo dimenticano. E del resto che interesse aveva a schiantare l’unica voce sobria sul caso “escort”? Anche Boffo sapeva che la motivazione dell’attacco non erano le escort. Del rumore di fondo che nascose la verità facevano parte anche le lettere di solidarietà a Boffo, quando insistevano sul concetto “Boffo, giornalista coraggioso, silurato perché ha osato attaccare Berlusconi”. Ma Boffo non diceva questo di se stesso. Non si definiva giornalista coraggioso, ma giornalista sobrio. Nel suo addio diceva che l’attacco “non ha alcuna plausibile, ragionevole, civile motivazione”. Diceva che “Qualcuno, un giorno, dovrà pur spiegare…”. Diceva che, quando si andranno a rileggere le poche cose “che Avvenire ha dedicato durante l’estate alle vicende personali di Silvio Berlusconi, apparirà ancora più chiaramente l’irragionevolezza e l’autolesionismo di questo attacco sconsiderato e barbarico”. E allora? Siluramento motivato dal suo coraggio? O siluramento immotivato vista la sua sobrietà? Come scrissi allora: il coraggio Boffo lo deve certamente avere usato in qualche occasione. Infatti “non si uccidono i poveri diavoli” (come diceva il titolo di uno sceneggiato di Maigret): nessuno organizza un piano complesso per impallinare una voce modesta. Ma evidentemente la motivazione non era il caso “Berlusconi – escort”, sul quale Boffo ha usato sobrietà assoluta. La data di accesso al casellario giudiziale (12 marzo 2009) ci dà la certezza che l’attacco a Boffo viene da molto lontano. 12 marzo 2009, un mese dopo il funerale di Eluana. Non è bene contestare Saviano, coraggioso scrittore anticamorra Saviano, in un’intervista a Nigrizia del settembre 2009 (nei primi giorni del “dopo Boffo” l’intervista venne pubblicata anche su Avvenire, 16 settembre 2009), fece una cosa strana: mise in campo due ipotesi. Disse più o meno: “Una parte degli italiani pensa che la scorta che mi protegge sia necessaria. Una parte pensa che sia eccessiva.” Mi venne da sorridere leggendo quella frase, perché era un metodo dal quale mi avevano già messo in guardia: “Quando una persona, invece di difendere una tesi, ti mette davanti due tesi, è perché, probabilmente, ne esiste una terza”. La terza tesi è questa: la scorta serve a proteggerlo, ma serve soprattutto ad accreditarlo come “buono”. E infatti noi troviamo questo giornalista - romanziere che imperversa sull’eutanasia e fa da sponsor a Englaro pur non avendo nessuna competenza particolare e non avendo mai visto Eluana (su La Repubblica il 12 febbraio 2009 la descrive così “…viso deformato - smunto? gonfio? - le orecchie divenute callose e la bava che cola, un corpo senza espressione e senza capelli”; Eluana non era né smunta né gonfia, non aveva bava, aveva i capelli). Saviano, in virtù della sua scorta, è un “buono” e può parlare di tutto senza che nessuno lo contraddica. Così va il mondo. Una chicca finale che non c’entra nulla (o forse c’entra?). Curiosando su Saviano in Internet, mi sono imbattuto in una sua intervista al giornale israeliano Haaretz, con questo brano. Toward the end of the interview, I quote for Saviano a line he wrote in his blog three years ago: "I have Jewish origins." For the first time in our conversation, Saviano sounds perplexed. "I wrote that?" he asks, and laughs. "Yes, on my mother's side, I did some research and discovered that she has Sephardic roots. My grandfather taught me about Judaism, taught me Torah. I was very intrigued by Sabbatai Zevi, I was very interested in the Jewish anarchist movement. That's the environment I grew up in, but I never wanted to publicize it. That's the last thing I need. In Italy, it will seem like something esoteric, it was a slip of the pen." Nome inquietante Sabbatai Zevi (qualcuno ricorda la conferenza “Cronache dell’Anticristo”?), "antinomista" per eccellenza; come sono antinomisti tutti i gestori del caso Englaro. Basta. Mi scuso per la lunghezza. Grazie a tutti Giovanni
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