San Martino in Rio, 9 febbraio 2011 Caro Direttore, c’è il primo anniversario e c’è il secondo anniversario. Normalmente al secondo anniversario l’attenzione si affievolisce, sfumano i contorni delle vicende, i toni si smorzano, perché i dati di realtà (che dovrebbero far da supporto a ogni ragionamento) si sono fatti più lontani nel tempo. Temevo quindi che il secondo anniversario della morte di Eluana Englaro sarebbe finito, anche per Avvenire, nelle pagine interne. Invece no. Un articolo in prima pagina, di quelli robusti, scritto dalla giornalista che ha fatto una delle cose più importanti in questa vicenda: Lucia Bellaspiga, con Pino Ciociola, ha raccolto i fatti e li ha stampati in un libro. Ho ripreso in questi giorni “Eluana – I fatti”: si legge come un romanzo, ma purtroppo non è un romanzo. Sono fatti, descritti e documentati. E questi fatti sono l’unica arma che abbiamo per contrastare il gruppo Englaro (uso volutamente la parola “gruppo”: basta andare a vedere il sito dell’associazione “Per Eluana”, soci fondatori e comitato scientifico, per comprendere quanto è vasta e potente la rete in cui Beppino Englaro è inserito). Man mano che i fatti si allontanano e si velano di nebbia, il gruppo utilizza TV e giornali per raccontare una nuova realtà agli smemorati. E in questa “nuova realtà” capita di sentir dire che le suore Misericordine “erano state un po’ crudeli con Eluana e con sua madre. E io invece dovevo difendere mia figlia e mia moglie”. Bene ha fatto Lucia Bellaspiga a opporsi severamente alle parole di Beppino Englaro. E bene ha fatto lei, direttore, a mettere l’articolo in prima pagina. Englaro considera “buoni” coloro che hanno applicato il protocollo su Eluana e considera “crudeli” le suore che l’hanno accudita. Sono questi gli esiti nefasti di chi vuol fondare la società sulla autodeterminazione. Cordiali saluti Giovanni Lazzaretti
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