San Martino in Rio, 5 giugno 2010
Caro Direttore, “i bambini sono tutti minori, ma i minori non sono tutti bambini”. Lo scrittore Aldo Busi utilizza questa frase per spingere a depenalizzare tutti i rapporti sessuali / omosessuali con minori. Il suo scopo è perverso, ma la frase che usa è del tutto vera: “i bambini sono tutti minori, ma i minori non sono tutti bambini”. La pedofilia riguarda atti compiuti con bambini, ossia con persone pre-puberi. Se il bambino ha varcato la soglia della pubertà, non stiamo più parlando di pedofilia, ma di atti sessuali / omosessuali con minori. “Ma perché insisti sempre con questa distinzione?!? Pedofilia e abuso su minori non sono tutte porcherie, entrambe condannate duramente dal Papa?”. Questione che ho sentito spesso, ma questione mal posta, che va ribaltata: “Perché, essendo pedofilia e abuso su minori due cose diverse, i giornali insistono ossessivamente nel catalogare tutto come pedofilia?” La risposta è semplice: perché, se facessero il loro dovere di informare correttamente, la gente si renderebbe conto che il Papa sta solo in minima parte occupandosi di pedofilia, mentre in massima parte si sta occupando di ripulire il clero dai rapporti omosessuali. Quando mons. Vangheluwe, vescovo di Bruges, si dimise per rapporti omosessuali con un giovane del suo entourage, il Papa non gli ha detto “Resti al suo posto, io mi sto occupando di pedofilia”, ma ha accettato immediatamente le sue dimissioni. La pedofilia ha un peso ridottissimo: negli USA, dove esiste lo studio più dettagliato, i sacerdoti accusati di pedofilia sono stati 958 in 42 anni; quelli condannati in tribunale sono stati 54 (poco più di 1 all’anno). La pratica omosessuale con minori non consenzienti, con minori consenzienti, con maggiorenni consenzienti ha una portata ben più vasta, che il Papa tenta di fermare fin dall’accesso ai seminari. Il 31 agosto 2005, da poco eletto, approva la “Istruzione della Congregazione per l'Educazione Cattolica circa i criteri di discernimento vocazionale riguardo alle persone con tendenze omosessuali in vista della loro ammissione al Seminario e agli Ordini sacri”: “[…] ritiene necessario affermare chiaramente che la Chiesa, pur rispettando profondamente le persone in questione, non può ammettere al Seminario e agli Ordini sacri coloro che praticano l'omosessualità, presentano tendenze omosessuali profondamente radicate o sostengono la cosiddetta cultura gay. Le suddette persone si trovano, infatti, in una situazione che ostacola gravemente un corretto relazionarsi con uomini e donne. Non sono affatto da trascurare le conseguenze negative che possono derivare dall'Ordinazione di persone con tendenze omosessuali profondamente radicate.” Il 13 giugno 2008 Benedetto XVI approva il documento dal titolo "Orientamenti per l’utilizzo delle competenze psicologiche nell’ammissione e nella formazione dei candidati al sacerdozio": “[…] Il cammino formativo dovrà essere interrotto nel caso in cui il candidato, nonostante il suo impegno, il sostegno dello psicologo o la psicoterapia, continuasse a manifestare incapacità ad affrontare realisticamente, sia pure con la gradualità di ogni crescita umana, le proprie gravi immaturità (forti dipendenze affettive, notevole mancanza di libertà nelle relazioni, eccessiva rigidità di carattere, mancanza di lealtà, identità sessuale incerta, tendenze omosessuali fortemente radicate, e così via).” Insomma, l’opera di pulizia e di riforma di Benedetto XVI è molto più ampia di quella necessaria, ma minimale, sulla pedofilia. Il Papa sta attuando per intero le intenzioni espresse durante la Via Crucis del Venerdì Santo 2005, pochi giorni prima di essere eletto: “Ma non dobbiamo pensare anche a quanto Cristo debba soffrire nella sua stessa Chiesa? A quante volte si abusa del santo sacramento della sua presenza, in quale vuoto e cattiveria del cuore spesso egli entra! Quante volte celebriamo soltanto noi stessi senza neanche renderci conto di lui! Quante volte la sua Parola viene distorta e abusata! Quanta poca fede c’è in tante teorie, quante parole vuote! Quanta sporcizia c’è nella Chiesa, e proprio anche tra coloro che, nel sacerdozio, dovrebbero appartenere completamente a lui! Quanta superbia, quanta autosufficienza! Quanto poco rispettiamo il sacramento della riconciliazione, nel quale egli ci aspetta, per rialzarci dalle nostre cadute! […] Signore, spesso la tua Chiesa ci sembra una barca che sta per affondare, una barca che fa acqua da tutte le parti. […] La veste e il volto così sporchi della tua Chiesa ci sgomentano. Ma siamo noi stessi a sporcarli! Siamo noi stessi a tradirti ogni volta […]. Salva e santifica la tua Chiesa. Salva e santifica tutti noi.” Rileggiamole bene tutte quelle parole. Senza dimenticare il “tutti noi” finale. Con amicizia Giovanni Lazzaretti
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