San Martino in Rio, 6 marzo 2010 Caro Direttore, ho letto sull’ultimo “Noi Genitori & Figli” le pagine riguardanti l’omosessualità. Mi è dispiaciuto trovare a pagina 17 il nome di don Ermis Segatti, che fece una figuraccia alla trasmissione “Otto e mezzo” del 22 novembre 2007. Forse ricorderà l’episodio: era stato montato il solito caso di “discriminazione” (“un gay fuori dal coro” parrocchiale); nella trasmissione di Giuliano Ferrara, don Ermis Segatti (che in qualche misura doveva rappresentare la voce della Chiesa Cattolica) prese in mano il catechismo e lesse testualmente: “[…] un numero non trascurabile di uomini e donne presenta tendenze omosessuali innate”. La citazione era presa dal Catechismo della Chiesa Cattolica edizione 1992. Era un’edizione provvisoria, l’edizione vera è quella del 1997: pubblicata l’edizione del 1992, raccolte le proposte di modifica, la Chiesa Cattolica emanò nel 1997 il catechismo definitivo (1) che contiene, ad esempio, importanti precisazioni sulla pena di morte. Ma contiene anche una importante modifica sul tema dell’omosessualità: “[…] un numero non trascurabile di uomini e donne presenta tendenze omosessuali PROFONDAMENTE RADICATE”. Questa è la citazione giusta. Ho anch’io in casa l’edizione del 1992, ma, appena mi sono accorto che era uscita la versione modificata, ho speso 23 euro e mi sono comprata l’edizione definitiva rilegata. Io sono un programmatore di computer, don Segatti è un uomo di curia. A Torino l’incaricato della curia va a colloquio con gli omosessuali “per l’ambito culturale” convinto che l’omosessualità sia innata (2): mi vengono i brividi solo a pensarci. Ma vedo che l’altro sacerdote citato, don Valter Danna, non è certo meglio di don Segatti. Dal suo libro “Fede e omosessualità” vedo riportata questa citazione: “accettazione serena e non traumatica della diversità qualora essa sia accertata e definitiva”. Diversità “accertata”. Accertata da chi? Posto che l’omosessualità non ha origine genetica, potrebbe “accertarla” solo uno psicologo o uno psicoterapeuta. Ma, in assenza di patologie (3), non c’è niente nell’ambito della psiche che possa essere considerato “definitivo” (4). L’omosessualità vissuta con stile di vita gay può, a un certo momento della vita, diventare “omosessualità indesiderata”, ed è possibile uscire dall’omosessualità indesiderata, se la persona realmente lo vuole. In conclusione: la diocesi di Torino ha affidato il dialogo tra Chiesa e omosessuali a don Segatti e don Danna che credono entrambi a un’omosessualità innata e/o definitiva. E’ un dialogo che parte da premesse scientificamente erronee e quindi può portare solo disastri. Un ultimo appunto: a pagina 21 la citazione del sito dell’Arcigay milanese non era assolutamente necessaria nel contesto, e quindi andava certamente evitata. Cordiali saluti Giovanni Lazzaretti NOTE “Questa edizione è stata preparata da una Commissione Interdicasteriale, che ho costituito a tale scopo nel 1993. Presieduta dal Card. Joseph Ratzinger, tale commissione ha lavorato assiduamente per adempiere al mandato ricevuto. Essa ha dedicato particolare attenzione all’esame delle numerose proposte di modifica ai contenuti del testo, che durante questi anni sono pervenute dalle varie parti del mondo e dalle diverse componenti del mondo ecclesiale” (Giovanni Paolo II – Lettera apostolica “Laetamur Magnopere” – 15 agosto 1997). L’omosessualità non è innata: mai è stato localizzato il cosiddetto “gene gay”, né mai potrà essere localizzato; chiunque annunciasse una simile scoperta, cozzerebbe contro il problema dei gemelli omozigoti. Nei gemelli omozigoti, se uno è omosessuale, l’altro è pure omosessuale nel 52% dei casi. La percentuale del 52% è alta, molto alta, e indica una causa comune per l’omosessualità dei gemelli; ma è lontanissima dal 100%, e quindi la causa comune non può essere di natura genetica. Le cause invece sono familiari, relazionali, comportamentali, psicologiche, eventualmente innestate su fattori genetici predisponenti (predisponenti, ma non certo predeterminanti, come dimostrano appunto i gemelli omozigoti). L’omosessualità non è una patologia. L’American Psichiatric Association (APA) nel 1973 rimosse l’omosessualità dal manuale diagnostico dei disturbi mentali (una decisione votata a maggioranza: 5816 voti a favore, 3817 contro); l’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) il 17/05/1990 ha depennato l’omosessualità dall’elenco delle malattie mentali. Nel 2007 la regione Toscana stampò un manifesto con l’immagine di un neonato che aveva al polso, al posto del nome, la scritta “homosexual”. L’immagine suggeriva l’idea di un’omosessualità “definitiva”, e venne contestata duramente da Luxuria, Titti De Simone, e altri. Nel mondo gay credono all’ideologia del “gender”, nessuno crede all’omosessualità “definitiva”; ormai ci credono solo i don Segatti e i don Danna.
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