San Martino in Rio, 15 febbraio 2009 Caro direttore, a Berlino c’è la prostituzione legalizzata. A una ragazza disoccupata viene offerto di “lavorare” in una casa chiusa. Lei rifiuta, ma l’ufficio di collocamento le dice: “Se rifiuta, perderà il sussidio di disoccupazione, perché la prostituzione è legale”. Così funziona la “democrazia procedurale”. Però la nostra testa e il nostro cuore di uomini liberi si ribellano: il buon senso sa che non si può togliere un diritto (il sussidio di disoccupazione) a una ragazza che rifiuta di fare il male. Il caso della signora Eluana Englaro ruota sullo stesso meccanismo: la “democrazia procedurale” ha tolto un diritto (il diritto alla vita) a una donna innocente. Gli uomini liberi hanno reagito: “Non è lecito far morire l’innocente, quindi le procedure non hanno funzionato; blocchiamo l’azione illecita, poi verificheremo le procedure”. Altri hanno pensato così: “Le procedure sono nate in ambito democratico, per cui quella morte non è illecita. Se contestiamo le procedure, miniamo le basi della Costituzione”. E’ un ragionamento erroneo. La Costituzione infatti usa per otto volte il verbo “riconoscere”: non si regge su se stessa, ma si regge sulla legge naturale universale, che preesiste e che la Costituzione riconosce. Una procedura che contrasta con la legge naturale universale è una procedura vuota, che vìola la Costituzione. Il “diritto all’autodeterminazione” non fa parte della legge naturale universale e non fa parte della Costituzione: è un concetto elaborato dall’ideologia radicale e, poiché i radicali sono nati nel 1955, è certo che il loro pensiero non ha plasmato la Costituzione. Art.2: “La Repubblica riconosce e garantisce i diritti inviolabili dell'uomo, […] e richiede l'adempimento dei doveri inderogabili di solidarietà politica, economica e sociale.” Le suore di Lecco riconoscevano e garantivano il diritto alla vita della signora Eluana e adempivano il dovere di solidarietà sociale. Se si vuole trovare una parola che riassuma la Costituzione, questa parola è “solidarietà”, non certo “autodeterminazione”.
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