Home Lettere ai giornali e varie 2008-11-11 Avvenire - Obama
2008-11-11 Avvenire - Obama PDF Stampa E-mail
Scritto da Giovanni   
Giovedì 18 Dicembre 2008 21:58

San Martino in Rio, 11 novembre 2008


Caro Direttore,

il lettore Paolo Mason (8 novembre) cita il Siracide ed esprime così il suo pensiero: “Se è difficile talvolta vedere e comprendere il disegno di Dio, […] in Obama il progetto divino mi pare evidente, per le speranze che il nuovo presidente suscita in tutto il mondo”.

“I miei pensieri non sono i vostri pensieri, le vostre vie non sono le mie vie”: quando il disegno di Dio sembra evidente, probabilmente la nostra visione è errata.

“Ma non vorrai mica McCain presidente!”. Basta, per favore. Il problema non sono McCain e Obama. Un giornalista definì Condoleeza Rice la “badante” di Bush: in una sola parola aveva detto l’essenziale su come è organizzato oggi il potere in USA. Ci sono i figuranti (Obama, McCain), ci sono quelli che comandano (chi conosce Joe Biden, vicepresidente che “profetizza” prove imminenti per Obama?), e ci sono quelli che scelgono la badante.

Dopo l’elezione di Napolitano a Presidente della Repubblica, Furio Colombo scrisse un articolo elogiativo sull’Unità, nel quale venne fuori una frase interessante: “[...] E' seguito l'invito al ‘Council on Foreign Relations’, al ‘Foreign Policy Association’, tutti luoghi in cui sostano ex diplomatici e futuri segretari di Stato della politica democratica e repubblicana, liberal e conservatrice, con David Rockefeller sempre presente e ascoltatore attento [...]”. Ecco il potere in USA: futuri segretari di Stato dei due schieramenti si formano negli stessi luoghi, sotto l’attenta osservazione di David Rockefeller. Formazione delle badanti, scelta delle badanti.

Il lettore Mason attende la pace in Iraq e Afghanistan, e la pacificazione tra Israele e Palestina. Pace? Sulla base di cosa?

Gli Stati Uniti resteranno sempre “al fianco di Israele e Gerusalemme deve restare capitale” ha detto Obama parlando a Washington davanti alla platea dell'associazione israelo-americana, nel suo primo discorso pubblico dopo aver conquistato matematicamente la nomination. […] ha annunciato che da presidente si impegnerà a “eliminare” la “minaccia” che il programma nucleare iraniano rappresenta per Israele e il Medio Oriente. “Non scenderò mai a compromessi quando si tratta della sicurezza del popolo israeliano”, ha aggiunto raccogliendo un lungo applauso. Obama ha affermato che “farà tutto il possibile”, ripetendo per tre volte la parola "tutto", per evitare che l'Iran possa entrare in possesso di un ordigno nucleare. “Non esiste più grande minaccia dell'Iran per Israele e per la pace e la stabilità nella regione”, ha detto Obama. “Il pericolo posto dall'Iran è così serio e reale che il mio obiettivo sarà eliminare questa minaccia” ha aggiunto il senatore afro-americano. “Lascerò sempre - ha aggiunto Obama - la minaccia di un'azione militare sul tavolo per difendere la nostra sicurezza e quella del nostro alleato israeliano”.

Sperare è sempre lecito, ma, di fronte a queste frasi, preferisco pregare. Aggiungo poi che sul “fronte interno” avremo certamente un aggravarsi della piaga dell’aborto, visto che Obama sostiene la legge sulla cosiddetta "Libertà di Scelta". Senza dimenticare la sudditanza di Obama all’ideologia gay: quella divisione delle persone tra gay e eterosessuali, pronunciata nel discorso inaugurale, la dice lunga.

 
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