San Martino in Rio, 31 ottobre 2008 Cara Direttrice, sul giornale di giovedì 30 una citazione di Piero Calamandrei occupa l’intera prima pagina: è bello quando una frase antica riesce ancora ad agganciarsi all’attualità, come una specie di profezia. Già. Però la frase di Calamandrei era tutt’altro che una profezia: sbagliava completamente nel 1950 ed è del tutto fuori tempo nel 2008. Calamandrei ipotizzava che la Democrazia Cristiana, allora dominante, avrebbe lasciato morire la scuola pubblica a favore della scuola privata. “Dare alle scuole private denaro pubblico”: questo è l’orrore da voi denunciato ed evidenziato in prima pagina. Ciò che immaginava Calamandrei non si è verificato, pur avendo la DC del 1950 la maggioranza assoluta dei parlamentari. Le “private” non ebbero mai un soldo (tranne le due lire di un vecchio Regio Decreto, legati all’accoglienza di alcuni bambini a retta zero: nel 1989, trent’anni dopo Calamandrei, eravamo alla cifra ridicola di 5 milioni di lire circa per 100 bambini) e la scuola non divenne certo un feudo democristiano, semmai avvenne il contrario. Posso anche essere indulgente con le paure infondate di Calamandrei; ma nel 2008 le sue parole che senso hanno? Vi siete accorti che dal 2000 (governo di centro – sinistra) le scuole “private” non esistono più? Esiste il sistema scolastico integrato delle scuole paritarie, gestite dallo Stato, dai Comuni, da Parrocchie, da istituti religiosi, da cooperative di genitori, eccetera. Tutte queste scuole sono pubbliche e tutte dovrebbero ricevere la stessa quantità di denaro pubblico. Per ora invece le scuole di Stato ricevono il 100% delle spese sostenute, mentre le altre scuole paritarie ricevono le briciole (la scuola del mio paese riceve contributi pari al 15% delle spese). Paradossalmente voi e Berlusca la pensate allo stesso modo: volete la sparizione della scuola libera. Voi lo chiedete e Berlusconi esegue: ci toglie 133 milioni di euro, 25% di taglio. E pensare che noi facciamo risparmiare allo Stato 6 miliardi di euro ogni anno (senza contare la costruzione degli edifici). “Per le private Berlusconi decide di aprire le casse”: bel titolo a effetto a pagina 5: peccato che “riaprire le casse” significhi solo che il governo farà un po’ di mercato sui tagli annunciati, quando noi invece attendiamo da 8 anni degli aumenti seri. Le famiglie sono un po’ stanche di coprire il 70% delle spese, visto che pagano le tasse allo Stato come tutti gli altri cittadini. “Se i cattolici vogliono la loro scuola, se la paghino”. Altro bello slogan tanto in voga nelle manifestazioni di piazza. Capita però che due genitori conviventi con figlio non battezzato scelgano la nostra scuola, quando avrebbero a disposizione la scuola di Stato nello stesso Comune a costi irrisori: come lo spiegate? Forse ci sono altri, oltre ai cattolici, che amano la scuola libera. Una cosa è certa: la nostra scuola è nostra solo nel senso che l’abbiamo costruita noi e la manteniamo noi; per il resto è pubblica come tutte le altre, perché entra chi vuole. Sempre giovedì 30, un mio conterraneo che si firma “Vince” propone di fare un paginone sulla scuola di Barbiana, senza strumentalizzare don Milani. Bella idea. Propongo una citazione per aprire il dibattito: “Eccoti dunque il mio pensiero: la scuola non può essere che aconfessionale e non può essere fatta che da un cattolico e non può essere fatta che per amore (cioè non dallo Stato). In altre parole la scuola come io la vorrei non esisterà mai altro che in qualche minuscola parrocchietta di montagna oppure nel piccolo d’una famiglia dove il babbo e la mamma fanno scuola ai loro bambini.”. E’ una delle tipiche “iperboli” di don Milani, che forse non tutti conoscono. Cordiali saluti Giovanni Lazzaretti Via F. Signorelli 4 42018 San Martino in Rio (RE)
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