Home Lettere ai giornali e varie 2008-10-05 Avvenire - semidemocrazia e totalitarismo
2008-10-05 Avvenire - semidemocrazia e totalitarismo PDF Stampa E-mail
Scritto da Giovanni   
Giovedì 16 Ottobre 2008 17:27

San Martino in Rio, 5 ottobre 2008


Caro Direttore,

per il professor Campanini (1 ottobre) la solidità di una democrazia si misura su tre criteri. L’opposizione e il Parlamento svolgono le loro funzioni? Il potere giudiziario è autonomo dal potere politico? Esiste un’opinione pubblica libera e matura? Se i criteri scricchiolano, la democrazia è in degrado.

Il professore ha messo come inciso questa frase “data per scontata la permanenza delle fondamenta dello Stato di diritto”. Ma è proprio qui il problema: questo è il primo criterio, che precede e sovrasta tutti gli altri.

In Italia la legge naturale universale è stata violata con le leggi su divorzio, aborto, contraccezione di Stato e fecondazione artificiale (abbiamo difeso la legge 40 solo come male minore): le fondamenta dello Stato di diritto sono già saltate e noi siamo avviati non a una “semi-democrazia”, come dice Campanini, ma alla democrazia totalitaria. “Una democrazia senza valori si converte facilmente in un totalitarismo aperto oppure subdolo, come dimostra la storia”: così ammoniva Giovanni Paolo II nella Veritatis Splendor.

Divorzio, contraccezione di Stato, fecondazione artificiale, richiedono ragionamenti complessi. Ma coi 5.000.000 di aborti la violazione dello Stato di diritto è palese. In Italia abbiamo stabilito che la maggioranza parlamentare può autorizzare lo Stato a finanziare l’uccisione dei bambini nel seno materno. E’ il vertice dell’immoralità: se un parlamento può approvare l’aborto, può approvare qualunque cosa.

Se l’Italia accetta senza battere ciglio l’uccisione di 5.000.000 di bambini coi soldi pubblici, di che altro mai potrà indignarsi? La questione delle impronte digitali ai bimbi Rom, ad esempio, ha suscitato qualche indignazione. Ma prendere le impronte a un bimbo mi sembra meno grave che uccidere un bimbo nella pancia di sua madre. O no?

Un caro saluto

Giovanni Lazzaretti

 
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