Home Lettere ai giornali e varie 2008-09-30 La Libertà - fondamentalisti e laicisti
2008-09-30 La Libertà - fondamentalisti e laicisti PDF Stampa E-mail
Scritto da Giovanni   
Giovedì 16 Ottobre 2008 17:25

San Martino in Rio, 30 settembre 2008


Caro Direttore,

sabato scorso stavo discutendo con una persona su politica e bene comune. A un certo punto il mio interlocutore è uscito con una frase: “Tu parli così perché sei cattolico”.

Il mio interlocutore è un amico, una brava persona, e così sono riuscito a trattenere quel moto di stizza che mi è venuto dentro.

Sì, sono cattolico. E tu cosa sei?”

Io sono laico”. Risposta scontata.

No. La parola ‘laico’ descrive i tuoi rapporti con le cose di questo mondo. Volevo sapere i tuoi rapporti con Dio. Sei ateo? Agnostico? Cristiano rinato? Mussulmano? Ebreo? Buddista?…”

Dopo un po’ di discussione ha convenuto di essere ateo, più che agnostico.

Bene. Tu ateo e io cattolico, nel momento in cui ci occupiamo di politica e di bene comune, siamo entrambi laici. Entrambi sappiamo che è possibile lavorare insieme e intenderci senza tirare in ballo la nostra fede religiosa”. (Anche l’ateismo è una fede religiosa).

Ragionamento abbastanza ovvio, che il mio amico ha compreso e condiviso subito. Sui media invece imperversano le frasi erronee: divisioni tra laici e cattolici, dialogo tra laici e cattolici, muro tra laici e cattolici, eccetera. Io non le accetto. Se uno mi chiama “cattolico”, voglio subito sapere da lui quale è il suo rapporto con Dio, e non potrà cavarsela dicendo che è “laico”: dovrà dirmi la sua fede, così come ha preteso di etichettarmi per la mia fede. Una volta stabilite le rispettive fedi, entrambi entriamo in politica da laici, ed entrambi siamo soggetti a due opposte tentazioni.

La prima tentazione è il fondamentalismo: cercare di introdurre in politica elementi della propria fede religiosa. Esempio: se un ateo afferma che “Dio non c’entra con lo Stato moderno”, si sta comportando da “ateo fondamentalista”.

La seconda tentazione è il laicismo: credere che lo Stato può legiferare su tutto, credere che tutto ciò che viene deciso secondo il formalismo democratico è bene in se stesso. Esempio: se un ateo afferma che “la legge 194 non si tocca, perché nata dal Parlamento e confermata da un referendum” si sta comportando da “ateo laicista”.

Tra queste due opposte tentazioni sta il laico, colui che crede che, per la serena convivenza di atei e cattolici, santi e peccatori, ebrei e mussulmani, buddisti e animisti,… basta conoscere il “sillabario comune”: la legge naturale universale, luogo d’incontro per gli uomini di buona volontà.

L’ateo laico dice “Io non credo in Dio, ma la tua religione cattolica non crea certo dei danni allo Stato moderno”. L’ateo laico dice “La legge 194 consente l’uccisione dell’innocente per motivazioni economiche: un’indegnità per lo Stato moderno”. Il mio amico è un ateo laico, e gli sono grato: è una specie rara e in via di estinzione.

Un caro saluto

Giovanni Lazzaretti

 
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