San Martino in Rio, 7 agosto 2008 Caro Direttore, come era facilmente prevedibile, il Trattato di Lisbona è stato ratificato dal nostro Parlamento, senza alcun dibattito. Ero certo però che qualche deputato o senatore, ben informato, avrebbe votato contro; invece niente: unanimità e grandi applausi. il “Trattato di Lisbona che modifica il trattato sull'Unione europea e il trattato che istituisce la Comunità europea” si compone di 287 pagine. Da questo Trattato si genera la “Versione consolidata del trattato sull'Unione europea e del trattato sul funzionamento dell'Unione europea”, composta da 479 pagine. All’articolo 6 si legge che “L'Unione riconosce i diritti, le libertà e i principi sanciti nella Carta dei diritti fondamentali dell'Unione europea del 7 dicembre 2000, adattata il 12 dicembre 2007 a Strasburgo, che ha lo stesso valore giuridico dei trattati.”. La “Carta dei diritti” si compone a sua volta di 21 pagine. L’articolo 9 della Carta si compone di una sola riga “Il diritto di sposarsi e il diritto di costituire una famiglia sono garantiti secondo le leggi nazionali che ne disciplinano l'esercizio”. Questa riga è una violazione della legge naturale universale. Basta quella riga a vanificare in toto le 787 pagine sulle quali dovrebbe poggiarsi l’Europa. C’è un abisso infatti tra questo articolo 9 e l’articolo 29 della nostra Costituzione: “la Repubblica riconosce i diritti della famiglia come società naturale fondata sul matrimonio”. “La Repubblica riconosce”: la nostra è una Repubblica che osserva la realtà per riconoscere ciò che già esiste. “La Repubblica riconosce i diritti”: ci sono dei diritti che non vengono assegnati ma che preesistono alla Repubblica. “La Repubblica riconosce i diritti della famiglia”: la famiglia è una sola e ha dei diritti. “La Repubblica riconosce i diritti della famiglia come società naturale”: esiste una natura propria dell’uomo e della famiglia. “La Repubblica riconosce i diritti della famiglia come società naturale fondata sul matrimonio”: il matrimonio è la realtà naturale che fonda la famiglia e che genera i relativi diritti. Manca solo la specificazione che il matrimonio è l’unione di un uomo e di una donna, ma questa è una specificazione etimologica, non giuridica. L’articolo 29, italiano, sta culturalmente molto in alto; l’articolo 9, europeo, sta culturalmente molto in basso. L’Europa, invece di riconoscere la natura del matrimonio e della famiglia, accetta qualunque cosa decidano gli Stati in proposito; ritiene lo sposarsi e il costituire una famiglia come due cose separate; garantisce un inesistente “diritto di costituire una famiglia” invece di riconoscere i diritti che scaturiscono dal matrimonio tra un uomo e una donna. A questo punto mi chiedo perché mai il nostro parlamento abbia approvato all’unanimità questa porcheria. Perché mai l’impeccabile articolo 29 della nostra Costituzione dovrebbe “sottomettersi” all’orrido articolo 9 della Carta dei diritti? Per non parlare dell’articolo 21 sulla non discriminazione basata sulle “tendenze sessuali”: a causa di questo articolo, il “gender” e l’adozione di bambini da parte di gay e lesbiche diventano elementi fondanti dell’Europa. Decisamente c’è qualcosa che non va. Capisco che un parlamentare non abbia il tempo di leggersi la valanga di pagine che rifondano l’Europa. Ma le 21 pagine della “Carta dei diritti” sono una lettura breve e alla portata di tutti. Se ci fosse stata la possibilità di un referendum, come in Irlanda, gli italiani avrebbero compreso le brutture che ci prepara il Trattato di Lisbona, e credo lo avrebbero bocciato. Invece il nostro parlamento ha agito senza dibattito e con un’unanimità che fa venire i brividi. Certamente molti parlamentari conoscono l’esistenza della legge naturale universale, luogo d’incontro per gli uomini di buona volontà. Certamente conoscono le violazioni alla legge naturale perpetrate dalla Carta dei diritti. Credo fosse loro dovere esprimere un voto contrario. Un caro saluto Giovanni Lazzaretti
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